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«Uccise la moglie perché geloso»,
condannato all’ergastolo

OSIMO - Tarik El Ghaddassi era imputato alla Corte d'assise di Ancona per l'omicidio di Ilaria Maiorano, 41 anni. Oggi la sentenza. Ergastolo era anche la richiesta dell'accusa. La difesa annuncia appello: «Abbiamo sentito tantissime suggestioni durante il processo che forse hanno preso il sopravvento sugli elementi probatori. Non c’è mai stata volontà di far morire la moglie». Oltre un milione di euro di risarcimenti alle parti civili

 

Ergastolo per Tarik El Ghaddassi, finito sotto processo per aver ucciso tra il 10 e l’11 ottobre 2022 la moglie Ilaria Maiorano di 41 anni, nella casa dove la coppia viveva con le due figlie a Padiglione di Osimo. La Corte d’Assise di Ancona ha condannato oggi il 42enne anche a pagare un risarcimento danni di 400mila euro per ciascuna figlia, di 250mila euro alla madre della vittima e di 165mila euro al fratello di Ilaria. La sentenza è arrivata questa mattina dopo il deposito delle memorie di replica e non sono state accolte le richieste della difesa, rappresentata dall’avvocato Domenico Biasco che chiedeva l’assoluzione per l’omicidio volontario pluriaggravato, ritenendo trattarsi di omicidio preterintenzionale. Accolte invece le richieste di accusa e parti civili, formalizzate attraverso il procuratore aggiunto Valentina D’Agostino, che ha chiesto il carcere a vita per l’imputato. Secondo il pm è stato un omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi, dai maltrattamenti, dalla presenza delle figlie minorenni e dall’aver commesso il fatto durante l’esecuzione di una pena considerato che si trovava agli arresti domiciliari.

L’imputato ha sempre negato di aver ucciso la moglie, riferendo di aver avuto solo un litigio culminato quella sera nella caduta dalle scale della donna che sarebbe però andata a dormire da sola, chiudendosi in camera da letto. La stessa stanza dove era stata poi trovata morta all’indomani, con lividi sul corpo e sul viso. Lesioni che l’autopsia avrebbe fatto risalire a pugni e calci incassati dalla vittima. Il decesso sarebbe sopraggiunto per uno choc emorragico e un soffocamento con il suo stesso sangue dopo un’agonia durata ore.

L’avvocato Domenico Biasco

La difesa annuncia già il ricorso in appello. «Abbiamo sentito tantissime suggestioni durante il processo che forse hanno preso il sopravvento sugli elementi probatori – evidenzia l’avvocato Biasco – Sono curioso di leggere le motivazioni della sentenza per capire quali sono i pilatri sui quali la Corte d’Assise ha fondato questa decisione di condanna alla pena più severa prevista dall’ordinamento. Da parte di Tarik non c’è mai stata volontà di far morire la moglie».

Al termine dell’istruttoria la pm aveva concluso che l’uomo, molto geloso, avrebbe picchiato a morte la donna alla presenza delle due bambine, che avrebbe poi cercato di cancellare le tracce del reato ripulendo le macchie di sangue da pareti e pavimenti nell’abitazione di via Montefanese.

Era in aula, stamattina con le guardie carcerarie anche Tarik El Ghaddassi in cella dal giorno del delitto, che ha ascoltato la lettura del dispositivo pronunciato dal presidente Carlo Cimini.

Presenti anche il fratello Daniele e la madre di Ilaria, Silvana, costituiti parte civile attraverso l’avvocato Enrico Ciafardini, come il legale Arianna Benni, tutore delle due bambine che oggi hanno 7 e 10 anni.

«I familiari hanno reagito con soddisfazione anche se si tratta di una soddisfazione effimera, perché nessuno potrà riportare in vita Ilaria – sottolinea l’avvocato Ciafardini -. Possiamo dire però che giustizia piena è stata fatta, e non poteva essere diversamente visto che il processo è stato molto dettagliato da un punto dell’istruttoria e delle prove tecniche. I contorni della vicenda insomma sono emersi con chiarezza». Ora che i riflettori si sono abbassati, si ravviva la speranza che zio e nonna possano presto riabbracciare le bimbe di Ilaria, ospiti di una comunità protetta.

(m.p.c.)



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