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Ballottaggio, l’affluenza si ferma al 51,21%.
Parapiglia al seggio 19:
visionato l’elenco dei votanti

OSIMO - Seggi chiusi alle 15 di oggi con l'avvio dello spoglio. Al primo turno l’affluenza si era attestata al 60,57% dei 31.771 osimani aventi diritto al voto. Ieri sera il sindaco uscente Simone Pugnaloni, in veste di rappresentante di lista della coalizione di Michela Glorio ha chiesto di visionare il registro e gli esponenti dello schieramento di Francesco Pirani ritenendolo un abuso hanno fatto verbalizzare l'accaduto. Lui: «Sono 20 anni che svolgo questo ruolo e so che cosa posso o non posso fare»

 

Urne chiuse dalle 15 di oggi nei 33 seggi di Osimo: inizia il pomeriggio delle operazioni di spoglio delle schede. Hanno votato meno elettori osimani, solo al 51,21%. Al primo turno l’affluenza si era invece attestata al 60,57% dei 31.771 osimani aventi diritto al voto. Dopo quindici giorni si è registrata una flessione nell’affluenza di quasi 10 punti percentuale. Sono ore di attesa per i due sfidanti Michela Glorio (centrosinistra-M5S-civihe), 41 anni, che ha conquistato il primo step del voto con il 40,09% dei consensi pari a 7.465 preferenze, e Francesco Pirani (Liste civiche-Fraatelli d’Italia), 59 anni che nella prima tornata ha registrato il 34,90% pari a 6.499 preferenze e che in vista del ballottaggio si è apparentato con l’altro candidato di area Sandro Antonelli (25,01%, 4.656 voti) ricompattando così il centrodestra e cercando di superare la forbice di 6 punti percentuale che lo separavano dall’avversaria.

Simone Pugnaloni

Alla vigilia della chiusura delle votazioni, ieri sera è scoppiato un parapiglia nel seggio 19 tanto da farvi entrare i carabinieri che sorvegliavano le sezioni elettorali della scuola primaria Fagioli. In veste di rappresentante di lista per la coalizione Glorio, il sindaco uscente di Osimo, Simone Pugnaloni (Pd) ha visionato l’elenco degli elettori votanti e altri rappresentanti di lista dell’opposta coalizione lo hanno accusato di aver commesso un abuso. Tra grida e minacce incrociate di denunce sono stati movimentati i muniti che hanno anticipato la chiusura del seggio 19, ieri sera alle 23. Qualcuno ha scattato una foto con lo smartphone a Pugnaloni nel seggio intento a sfogliare il registro incriminato, qualcun altro ha registrato gli audio ed è scoppiato un diverbio. Tutto verbalizzato nel registro della sezione 19 per restare agli atti. «Ho semplicemente chiesto al presidente di seggio di poter visionare quell’elenco prima di entrare. Lui mi ha risposto che era un mio diritto, bastava che non prendessi appunti e tenessi distante il cellulare – racconta lo stesso Pugnaloni – E così ho fatto, tra l’altro non avevo con me lo smartphone. Poi è successo di tutto: la foto che mi hanno scattato al seggio e quegli audio che stanno circolando sui social. Sono 20 anni che faccio il rappresentante di lista, conosco quello che posso e non posso fare. Per tutta la giornata di ieri ho avuto tante altre cose da fare in famiglia. – ricorda l’ormai ex sindaco – Solo in serata, verso le 22, mi ero recato per pochi minuti al seggio 19. Come rappresentante di lista della coalizione Glorio avevo il diritto di poter visionare il registro degli elettori ma si è scatenato il putiferio attorno a me. Io ho fatto il mio dovere e sono tranquillo. Oggi è una giornata importante, – stempera le polemiche Simone Pugnaloni – che vinca l’una o l’altro candidato. Noi tifiamo Michela Glorio, gli altri tifano Francesco Pirani: per oggi alle 19 Osimo avrà probabilmente il nuovo sindaco».

Lanfranco Migliozzi

Lanfranco Migliozzi, ex consigliere comunale ed ex presidente Park.O,, in questi giorni rappresentante di lista della coalizione Pirani alla sezione 21, ieri sera era supplente anche per la 19 ed è stato tra i primi ad intervenire subito dopo il fatto. «Non ho assistito alle prime fasi di quello che è successo e quindi non ne sono stato testimone diretto. Ero nel seggio 21 e quando i toni si sono accesi e sono entrato nella sezione 19. – riferisce – Possono dire che abbiamo chiesto di mettere a verbale quanto accaduto, nel dubbio che fosse lecito e meno quel comportamento. In generale non si può toccare nulla all’interno del seggio. Abbiamo tra l’altro verificato che la richiesta di consultare il registro degli elettori non era mai intervenuta prima del termine delle votazioni, o almeno non era mai stata autorizzata da alcun presidente di seggio prima di ieri sera. Può anche darsi che possa essere concessa a elezioni terminate per le debite verifiche sulla liceità della compilazione? Ma se quel registro viene consultato la sera prima, può esserci il rischio che si veda anche chi ancora non ha votato? Che motivazione c’era di visionarlo soprattutto in un seggio che copre un’area vicino a dove si risiede? – mette in evidenza Migliozzi – Insomma ci siamo posti queste domande ed è sorto un contenzioso su che cosa era lecito o non lecito. Ecco perché abbiamo verbalizzato. Se poi è tutto legittimo, vorrà dire che avremo imparato qualcosa di nuovo per la prossima volta».

Al momento, insomma, entrambe la parti avrebbero sotterrato l’ascia di guerra. Va sottolineato che gli elenchi dove viene annotato dagli scrutatori che l’elettore ha votato sono pubblici. Accanto al nome vengono scritti gli estremi del documento d’identità e siglata la firma dello scrutatore per evitare che l’elettore torni due volte a votare. Inoltre i rappresentanti di lista  sono considerati pubblici ufficiali. Nell’opuscolo poi delle elezioni diramato dal Viminale viene riportata l’interpretazione del Garante della Privacy che nel rispetto del diritto di riservatezza e e di libertà del principio costituzionale per la segretezza del voto, ritiene «illegittima la compilazione, da parte dei rappresentanti di lista o di chiunque, di elenchi di persone che si siano astenute dal partecipare alla votazione o che abbiano votato. E’ tuttavia consentito consultate gli elenchi senza però prendere appunti». C’è infine  da capire se la foto scattata dentro al seggio al sindaco uscente, fosse autorizzata, considerato che nelle sezioni elettorali è vietato per legge  salvo l’ok del presidente di seggio.

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