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Mangialardi vicepresidente del consiglio,
ma Cesetti agita le acque dem:
«Si doveva prima eleggere il capogruppo»

REGIONE - L'ex sindaco di Senigallia ha battuto per 9-4 il collega di partito, che ha tuonato contro i vertici del Pd. Mangialardi: «Questo voto sia un viatico per una riorganizzazione». La segretaria Chantal Bomprezzi: «Ora lavoreremo per trovare la sintesi unitaria chiesta a livello nazionale. L’obiettivo è superare le vecchie divisioni per essere competitivi nella sfida contro Acquaroli e la destra». In apertura le surroghe dei neo sindaci di Fano e Pesaro (Luca Serfilippi e Andrea Biancani): al loro posto Giovanni Dallasta e Renato Claudio Minardi. Mirco Bilò passa a Forza Italia

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Maurizio Mangialardi

di Marco Pagliariccio

Difficilmente sarà una parola fine sui tormenti recenti del Pd marchigiano l’elezione a vicepresidente del consiglio regionale di Maurizio Mangialardi, arrivata nella seduta di questa mattina. L’ex sindaco di Senigallia ha preso il posto lasciato vacante da Andrea Biancani (eletto primo cittadino di Pesaro) e ha superato il collega di partito Fabrizio Cesetti per nove voti a quattro.

Una votazione che ha evidenziato una volta di più le tensioni e che non ha certo contribuito a rasserenare il clima all’interno dei dem.

Resta tesa l’aria tra Mangialardi (espressione di quella minoranza che con il successo alle ultime Europee di Matteo Ricci ha decisamente ripreso vigore) e la segretaria regionale Chantal Bomprezzi, che si era spinta fino al punto, a marzo, di chiedere all’ex candidato governatore le dimissioni da capogruppo consiliare del partito come conseguenza del suo viaggio romano per parlare in prima persona con Elly Schlein della situazione dei dem marchigiani. Dimissioni che alla fine sono arrivate, ma solo in quanto “conditio sine qua non” per l’elezione al ruolo di vice del presidente Dino Latini.

«Un grandissimo onore per me – ha detto Mangialardi in aula dopo l’elezione – ringrazio Anna Casini e tutto il gruppo del Partito Democratico per avermi proposto e sostenuto in maniera unanime. Credo sia un viatico importante per la riorganizzazione del nostro partito, che ne ha tanto bisogno. Questa candidatura è stato un bel segnale: spero che si riparta proprio dal confronto in aula e non certo dalle preordinate situazioni del partito esterno, visto che a volte non siamo così in armonia».

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Fabrizio Cesetti

Ad aggiungere pepe alla situazione l’intervento dello sfidante sconfitto, Fabrizio Cesetti, che annunciando la sua non partecipazione al voto non le ha mandate certo a dire nei confronti del suo stesso partito. «E’ evidente che da parte mia non ci fosse nessun problema a votare Mangialardi – ha rimarcato il consigliere fermano – Maurizio per ben due volte è stato da me proposto come capogruppo, figuriamoci. È una persona che ha svolto il suo ruolo con disciplina e onore, lo ritengo l’esatto punto di equilibrio all’interno del gruppo del Partito Democratico e lui questo lo sa. Ma non si poteva far finta di niente dopo quel voto nella direzione del partito (quello per le dimissioni di Mangialardi da capogruppo, ndr), sbagliato ma che c’è stato, voto durante il quale nessuna voce contraria si è levata a difesa di un capogruppo che con onore e disciplina aveva svolto le sue funzioni. Il capogruppo veniva di fatto sfiduciato dal partito e già allora dissi a Maurizio di dimettersi per andare a fare il vicepresidente del consiglio, perché lo merita, è un onore che gli spetta.

Il gruppo è la proiezione del Pd all’interno del consiglio regionale. Come può un capogruppo sfiduciato dal massimo organo del partito, la direzione regionale, trasfondere la volontà del partito stesso in consiglio? Prima di costituire un nuovo Ufficio di presidenza si devono ricostituire i gruppi. Maurizio si è dimesso e gli fa onore, ma prima di procedere al voto per l’elezione del vicepresidente, era necessario che il Pd rieleggesse il suo capogruppo e ricostituisse i suoi organismi consiliari. Sono stati fatti degli incontri, ci siamo chiariti in maniera accesa, ma non siamo riusciti a trovare una sintesi sul metodo, nonostante anche gli sforzi del nazionale. Un partito di opposizione dispone di due alte cariche istituzionali: la vicepresidenza del consiglio e il capogruppo consiliare. Ci deve essere un equilibrio tra le due. Il partito avrebbe dovuto reintegrare le cariche e nominare il capogruppo, dando così a Mangialardi ancora più forza nella sua nomina».

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Chantal Bomprezzi

Bomprezzi ha provato a gettare acqua sul fuoco nel pomeriggio con uno stringato comunicato di congratulazioni che sa più di cessate a fuoco che di vera pace: anche perché ora va affrontata la partita del nuovo capogruppo consiliare, che era stata proprio il nodo del contendere nei mal di pancia primaverili del partito. «Sono certa che Maurizio interpreterà al meglio il ruolo istituzionale, dato anche il suo trascorso da sindaco – afferma la segretaria regionale dem – ora lavoreremo per trovare a stretto giro la sintesi unitaria richiesta dal partito nazionale sul ruolo del capogruppo e sulla gestione del partito che tenga conto di tutte le sensibilità. L’obiettivo è superare le vecchie divisioni per essere competitivi nella sfida contro Acquaroli e la destra che stanno distruggendo la sanità pubblica e l’economia marchigiana».

Il nuovo Ufficio di presidenza risulterà così formato dal presidente Dino Latini (Udc Popolari Marche – Liste civiche), dai due vice di maggioranza e opposizione Gianluca Pasqui (Forza Italia) e Maurizio Mangialardi (Pd) e dai consiglieri segretari Pierpaolo Borroni (Fratelli d’Italia) e Micaela Vitri (Pd).

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Mirco Bilò (secondo da destra) con il vicepremier Antonio Tajani e i vertici regionali di Forza Italia

In apertura dei lavori, invece, l’aula ha proceduto alla presa d’atto delle dimissioni e alla surroga in consiglio regionale per Luca Serfilippi (Lega) e Andrea Biancani (Pd), eletti rispettivamente sindaci di Fano e Pesaro nel recente appuntamento con le urne per le amministrative.  Al loro posto siederanno Giovanni Dallasta e Renato Claudio Minardi, già consigliere e vicepresidente nella passata legislatura. Dallasta entra nel gruppo misto, costituito nei giorni scorsi con delibera dell’Ufficio di Presidenza e di cui fanno parte attualmente, dopo aver lasciato quello della Lega, Marco Marinangeli (presidente) Mirco Bilò, e Lindita Elezi, con dichiarazione di appartenenza allo schieramento politico di maggioranza. Ma è in arrivo un ulteriore cambiamento. Bilò ha infatti annunciato il suo passaggio al gruppo di Forza Italia e l’ingresso sarà formalizzato prossimamente attraverso tutti gli adempimenti del caso. «È con grande piacere che diamo il benvenuto all’interno della famiglia di Forza Italia in consiglio regionale delle Marche, a Mirko Biló – dichiarano i vertici regionali forzisti in una nota – il suo l’ingresso all’interno della componente azzurra in Regione ci rafforza nella nostra capacità istituzionale, contribuendo a consolidare la nostra visione politica rivolta ai cittadini e alle comunità. La grande esperienza matura al servizio dello Stato come dirigete di polizia, la grande professionalità e la lunga esperienza politica di Mirko, ci aiuteranno a proseguire il nostro lavoro in Regione con maggiore determinazione e passione. Qualità che ci identificano e che ci rendono un partito credibile, responsabile e vicino alla gente».

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