«Unità». Una parola ripetuta come un mantra che si leva da ogni angolo all’interno del Pd marchigiano. Ma che all’atto pratico non trova riscontri, se non nelle feste di questo periodo. La spaccatura tra i dem resta, anzi forse si è allargata ancora di più dopo la votazione per il nuovo capogruppo che ha visto vincere per 5-3 Anna Casini, sostenuta dalla minoranza del partito che però è maggioranza in consiglio regionale (oltre all’ascolana, Maurizio Mangialardi, Manuela Bora, Micaela Vitri e l’ultimo arrivato Renato Claudio Minardi) a scapito del maceratese Romano Carancini, indicato dalla direzione nazionale del partito e sostenuto però soltanto da Antonio Mastrovincenzo e Fabrizio Cesetti.
Proprio quest’ultimo, dopo l’accorato intervento di qualche giorno fa in consiglio regionale in occasione della nomina di Mangialardi a vicepresidente del consiglio, torna alla carica invocando un cambio di rotta. «Io ho votato Romano Carancini coerentemente con quanto indicato dal Pd nazionale e regionale (che proponeva questo schema: vicepresidenza alla minoranza con Mangialardi e capogruppo alla maggioranza con Carancini, ndr). Non possiamo dimenticare che il gruppo è, e deve essere, la proiezione del Pd nell’istituzione regionale e quest’ultimo deve essere capace di farsi ascoltare. Ho già detto al gruppo che alla ripresa dopo la pausa estiva dirò la mia in consiglio regionale».
Cosa dirà non è dato sapere, ma il tono ha certamente il sapore della tregua armata in vista della resa dei conti. Una resa dei conti che ha all’orizzonte le elezioni regionali del 2025, che, dopo il grande risultato delle Europee, hanno visto rilanciare le quotazioni di Matteo Ricci come possibile candidato governatore. Con un piccolo dettaglio: il neo europarlamentare è tra i capifila di quella minoranza che non vede certo di buon’occhio la gestione Bomprezzi. E la segretaria regionale, sull’esito del voto, si è espressa con un malcelato amaro in bocca. «Ho confidato fiduciosa che la maggioranza dei consiglieri accogliesse l’invito del partito nazionale ad una gestione unitaria di partito e gruppo. Ho sperato fino all’ultimo. Sono dispiaciuta per questa occasione persa e con me la grandissima parte della comunità politica del Pd Marche. Evidentemente ancora gli strascichi del commissariamento passato non sono superati. Così come ancora non vi è stata una piena accettazione del risultato congressuale. Ma non ci arrenderemo in questo processo di cambiamento e continueremo con determinazione a lavorare per includere e costruire l’alternativa alla destra. Dal punto di vista dell’azione politica tutto resta immutato, che è ciò che conta ed interessa ai cittadini marchigiani e alla comunità del centrosinistra. Buon lavoro a tutte e tutti noi».
(redazione Cm)
Anna Casini diventa capogruppo Pd: «Serve unità, la segreteria latita»
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