Operazione all’alba di oggi ad Ancona, della Polizia di Stato, in collaborazione con la Polizia Penitenziaria, che ha portato al rinvenimento anche di smartphone nell’illecita disponibilità di alcuni detenuti ristretti nel carcere di Montacuto. Il blitz è scattato a riscontro di attività investigativa diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona – Direzione Distrettuale Antimafia, che ha eseguito varie perquisizioni nell’area “Alta Sicurezza” della casa circondariale di Montacuto. Sono stati rintracciati e sequestrati un telefono cellulare tipo smartphone, un mini-cellulare, 5 schede sim e un grammo di hashish.
L’indagine, condotta dalla Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo (Sisco) di Ancona, ha dimostrato che, nell’area di “Alta Sicurezza” del penitenziario di Montacuto, cinque detenuti, tutti condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso, hanno utilizzato telefoni cellulari tipo smartphone, che tenevano nascosti in luoghi “sicuri” (ventilatori personali e plafoniere a neon) per navigare su internet e sui social, per comunicare all’esterno con familiari e con soggetti, utilizzatori di utenze fittizie, verosimilmente collegati ai clan di appartenenza. Gli accertamenti esperiti hanno evidenziato che nei telefoni sequestrati sono transitate diverse utenze telefoniche, così comprovando che i detenuti erano soliti prestarsi i cellulari tra di loro.
L’attività investigativa è iniziata grazie al prezioso contributo della Polizia Penitenziaria che, nel periodo tra agosto e novembre 2023, ha rinvenuto e sequestrato tre telefoni cellulari tipo smartphone, appartenenti, uno, ad un boss di un clan di camorra della provincia di Napoli e, gli altri due, ad un membro di un clan operante nella zona di Ostia. L’utilizzo degli smartphone da parte dei detenuti rappresenta una novità rispetto al passato, in cui venivano introdotti solo “mini-cellulari”, più facilmente occultabili ma non predisposti al traffico dati. Ciò consente di prospettare l’ipotesi che i detenuti, per comunicare con i propri sodali, volessero evitare le chiamate tradizionali e prediligere le applicazioni di messaggistica istantanea. I detenuti utilizzatori dei telefoni cellulare, appartenenti alla criminalità organizzata napoletana, siciliana e pugliese, sono stati denunciati per la violazione dell’art. 391 ter c.p. che punisce «l’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti».
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