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Da “Il berretto de paja”
a “Cercavi l’amore”:
gli Zio Pecos diventano maggiorenni

INTERVISTA alla band di Osimo in occasione dell'uscita dell'ultimo singolo: un viaggio musicale che i quattro componenti portano avanti da 18 anni

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di Francesca Marchetti

Una delle band più richieste in Italia alle feste, cinque dischi e diversi singoli all’attivo con l’etichetta Astralmusic, migliaia di date live spalmate in una carriera di diciotto anni e un nome preso da un cartoon degli anni Ottanta: sono gli Zio Pecos, band originaria di Osimo che da poco ha pubblicato un nuovo brano e relativo video, “Cercavi l’amore”.

La formazione schiera Francesco “Checco” Zagaglia alla voce e chitarra, Thomas Bellezze ai cori e chitarre, Luca Pucci al basso e contrabbasso, Nicola Emiliani alla batteria; sul palco sono raggiunti da Luca Gatto al synth. Un mix di sonorità contemporanee e vintage, testi che raccontano storie semplicemente complicate, una grande ironia ma anche una evidente sintonia tra quattro ragazzi che riescono a realizzare qualcosa di unico in nome dell’amore per la musica. A parlare, Francesco Zagaglia e Thomas Bellezze.

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Un evento targato Zio Pecos

Come è nato il progetto musicale “Zio Pecos”?

«Suoniamo insieme da ventisei anni. Io (Thomas Bellezze, ndr) e il bassista siamo nati a soli venticinque giorni di differenza, con Checco suono da quando avevamo 15 anni. Abbiamo suonato veramente di tutto, ogni genere. Dal 2006 è partito il progetto di band vera e propria con stile acustico-folk prendendo spunto da una serata in un locale. In realtà non suonavamo insieme da qualche mese ma ci siamo ritrovati io, Checco e Pucci a improvvisare un live acustico. Non ci è piaciuta l’esperienza ma abbiamo continuato per quattro anni con una data a settimana solo di musica folk, quindi alla fine è stata una benedizione. All’inizio eravamo “Gli amici dello Zio Pecos” (personaggio da “Tom & Jerry”, ndr) e poi da qualche anno siamo solo gli “Zio Pecos”».

Il vostro è un “pop d’autore”. Qual è stata negli anni l’evoluzione della band?

«Dal punto di vista musicale ci siamo evoluti nei suoni, dal folk acustico siamo arrivati al rock elettronico, ci piace cambiare. Stiamo uscendo con nuovi brani che puntano su chitarre crude di ispirazione anni Settanta ma contaminate dai sintetizzatori di epoca più moderna. “Cercavi l’amore”, pubblicato da poco e tra l’altro uno dei rari brani cantati da Thomas, ne è un chiaro esempio.

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Gli Zio Pecos a Musicultura 2019

Anche l’approccio ai concerti è cambiato: prima facevamo uno spettacolo tra amici sul palco, oggi invece puntiamo su pezzi eseguiti uno dietro l’altro per fare uno spettacolo “tirato”, in generale è questa la nuova mentalità live. Da diversi anni collaboriamo con tantissimi artisti di Colorado e Zelig, abbiamo vinto il Premio Enriquez nel 2010 e il Premio del pubblico a Musicultura nel 2019 col brano “Officina” ma non abbiamo mai partecipato ad altri concorsi. Preferiamo dedicarci alla musica e agli spettacoli, sia in teatro che nelle piazze, di produzione propria. In tutti gli spettacoli mettiamo quindi pezzi originali ma anche le contaminazioni: cover di brani pop rock che ci hanno influenzato».

Qual è la musica che vi ha più ispirato?

«Tutta la musica anni Sessanta e Settanta e il rock anni Novanta. Siamo cresciuti coi vinili perché i nostri genitori hanno un archivio abbondante quindi spaziavamo dai Pink Floyd ai Creedence Clearwater Revival, ai Rolling Stones, ai Led Zeppelin ma successivamente anche i Green Day, Blink 182, Nirvana per dirne solo alcuni».

Come nasce una canzone degli Zio Pecos?

«Ogni composizione è un laboratorio. Nella fase embrionale di un brano uno di noi porta un’idea, di testo o di musica, che viene messa “in cantina” e ci lavoriamo tutti, ognuno dice la sua. In genere a proporre siamo io (Francesco Zagaglia, ndr) e Thomas. Nella fase successiva, in studio, il brano viene rielaborato, cambiato, tutti ci mettono le mani quindi alla fine è un lavoro corale. Ci lavoriamo parecchio, a volte finiamo un brano in poco tempo, a volte lo ripeschiamo dopo due anni e ricominciamo a produrlo».

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Zio Pecos per il video di “Cercavi l’amore”, 2024

Le vostre canzoni parlano di storie facilmente condivisibili e anche i temi più delicati (“Un mondo migliore”) acquistano una leggerezza che costituisce il vostro marchio di fabbrica: qual è il segreto?

«Siamo 4 ragazzi che non hanno mai litigato, davvero, ci piace raggiungere tutti i compromessi possibili con tutte le intelligenze diverse che abbiamo e ci piace minimizzare un problema anche se può sembrare grande. Riuscire a rendere semplice una cosa complicata è un atto geniale secondo noi».

I vostri video sono molto curati e la vostra musica è piuttosto cinematografica: vi piacerebbe partecipare ad  una colonna sonora?

«Allacciarci al mondo cinematografico o ad una produzione video in generale, che sia una storia o un documentario, ci piacerebbe molto. Abbiamo anche dei pezzi strumentali, ci guardiamo e ci diciamo “Cosa potremmo farci? Starebbero bene in qualche film o serie”. Ad esempio i film di Aldo, Giovanni e Giacomo sarebbero perfetti: commedie tragicomiche con un approccio unico alla vita quotidiana».

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Zio Pecos “Il berretto de paja”

La band ha in realtà due anime: come è nato il Consorzio Agrirock che, con canzoni come l’ormai famosissima “Il berretto de paja”, fa scatenare generazioni diverse tra loro?

«Sono due facce della stessa band che coesistono in perfetta armonia. Ai bimbi piacciono tantissimo i brani dialettali, guardano i video cento volte e poi vogliono vederci per cui poi i genitori sono costretti a sorbirsi la nostra musica. È un progetto nato in modo spontaneo, per far divertire amici e familiari, scrivevamo canzoni per prendere in giro i compagni o per raccontare storie sciocche, le suonavamo alle feste o facevamo i cd da ascoltare in macchina. Impazzivano per quelle canzoni assolutamente inedite. Tutte le storie cantate da noi sono vere, i nomi non sono casuali, sono testimonianze della nostra terra marchigiana. Il coinvolgimento che generano è bellissimo».

Progetti collaterali?

«Checco è un bravissimo scrittore della casa editrice Dark Abyss, scrive racconti e libri horror ma anche poesie e storie con tematiche marchigiane. Come rappresentanti degli Zio Pecos e insieme a Dubbing Marche abbiamo creato il Tremendi Podcast, dove raccontiamo storie nella lingua e nella mentalità marchigiana, facendo tanti spettacoli teatrali. Nel periodo invernale siamo anche su Radio Linea, insieme a Il Doppiatore Marchigiano. Il Live Experience invece è un progetto creato da Nicola, che è anche insegnate di musica, a cui ora collaboriamo tutti. Con questo progetto tutti, ma proprio tutti, hanno la possibilità di suonare un concerto al mese davanti a un pubblico di 500-1000 persone. Partecipano gruppi di tutte le età, quelli dai 6 agli 11 anni sono fantastici».

Gli ultimi singoli e gli album Dentro le cose (2018) e Chiaroscuro (2022) sono disponibili su tutte le piattaforme digitali. Sulle pagine Facebook e Instagram, le novità e le date dei concerti estivi.

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