facebook rss

Attacchi dei lupi, il Parco dei Sibillini:
«Sperimentiamo collari Gps e progetti
per farli convivere con gli allevamenti»

USSITA E VISSO - Dopo le stragi di cavalli e bovini, l'ente sottolinea l'impegno a favore degli allevatori e chiarisce i limiti sugli indennizzi

lupi-attacc-e1725199845346-650x477

L’attacco dei lupo ripreso con il cellulare da un allevatore

di Monia Orazi

Cavalli e bovini attaccati e mangiati dai lupi, dopo la denuncia degli allevatori, tra cui un’azienda di Ussita che ha perso 24 cavalli in pochi mesi e di Coldiretti sulle gravi difficoltà in cui si trovano gli allevatori per i continui attacchi dei lupi, la parola passa al Parco dei monti Sibillini, che in una nota fa delle precisazioni riguardo alla situazione attuale all’interno dell’area protetta.

L’ente Parco dopo una premessa in cui spiega di voler coniugare le politiche di conservazione, con quelle di sviluppo sostenibile e ribadendo la centralità di allevatori ed agricoltori, sottolinea il costante aumento della popolazione del lupo dagli anni Settanta del Novecento ad oggi: «Nessuno nega che il lupo, dagli anni ’70 (quando contava una popolazione di circa 100 individui su tutto l’Appennino centro meridionale, dai Monti Sibillini fino all’Aspromonte) ad oggi, non abbia registrato un aumento nel numero e nella distribuzione, sia localmente che sull’intero territorio nazionale, chiarendo una volta per tutte come la specie non sia stata mai oggetto di reintroduzione, né in Italia né in Europa.

Il dato di fatto è che l’aumento della popolazione del lupo è dovuto a diversi fattori i più importanti dei quali, forse ancora di più della normativa che ha reso questo animale una specie particolarmente protetta, sono: l’abbandono da parte dell’uomo delle aree interne con il conseguente avanzare di boschi, la reintroduzione in passato, a scopi venatori di numerose specie preda (in primis il cinghiale, ma anche capriolo, cervo eccettera), nonché le cattive abitudini in fatto di gestione degli scarti alimentari».

cavalli-in-fuga

Dei cavalli in alta quota sui Sibillini

Nella nota dell’ente si sottolinea anche il recente aumento degli esemplari di bovini ed equini allevati allo stato brado: «Nessuno nega che il lupo, per sua natura, possa essere un motivo di seria e comprensibile preoccupazione per gli allevatori, anche in relazione al tipo di allevamento sempre più recentemente riferito a quello brado di equini e bovini, peraltro poco indicato rispetto alle tipologie di pascolo, tipiche di questi territori, spesso frammentate, attigue a boschi e macchie, nonché in continuità ad aree orograficamente complesse e pericolose.

Ciò è confermato dal fatto che questi territori hanno una lunga tradizione collegata ad un allevamento ovino, in particolare transumante, data l’assenza di ampie vallate capaci di accogliere gli animali nel periodo tardo-autunnale, tardo-primaverile.

Il Parco è ben informato anche rispetto al significativo aumento negli ultimi 2-3 anni del numero dei capi al pascolo (dati desunti dalla banca dati nazionale, che, da giugno 2021 a giugno 2024, indicano, nei soli comuni di Ussita e Visso, un aumento del 100% dei cavalli da carne e ancora maggiore dei bovini da carne di allevamenti registrati come “estensivi-all’aperto”)».

Cinque incontri con gli allevatori solo durante quest’anno, il Parco ribadisce l’attenzione al problema: «Proprio da tali confronti e in ragione della massima disponibilità e collaborazione, negli anni 2021, 2022 e 2023, si è provveduto a fornire in comodato gratuito, a specifiche aziende che improvvisamente si sono trovate sguarnite di mezzi di protezione e quindi vulnerabili, materiale ad hoc per fronteggiare la situazione contingente, dopo la posa in opera del quale non sono state più registrate perdite. Inoltre, nel biennio 2016-2017, sono stati messi a bando da parte di questo ente oltre 28.500 euro per il cofinanziamento di mezzi di protezione per gli ovi-caprini (individuando 21 aziende beneficiarie); allo stesso modo, nel triennio 2021-2023, sono stati messi a disposizione degli allevamenti (di ovi-caprini, bovini ed equini), secondo diverse forme in ragione delle esigenze aziendali scaturite anche da confronti con le aziende stesse, circa 116 mila euro (individuando 50 aziende beneficiarie, tra cui tutte quelle citate negli articoli richiamati)».

Riguardo agli indennizzi per i capi di bestiame azzannati dai lupi, ecco le precisazioni degli uffici del Parco: «Tali indennizzi possono essere riconosciuti solo se viene constatato il nesso causale tra il danno e il predatore e se l’aggressione è avvenuta in luoghi e tempi in cui gli animali, che hanno subito il danno, avevano il “diritto” di trovarsi. Il disciplinare di questo Parco non esclude danni subiti da puledri o vitelli anche appena nati o nel primo mese di vita. A tal proposito, nel rispetto del diritto degli animali di proprietà ad essere protetti da pericoli esterni, anche nell’ottica di garantire il loro benessere, questo ente ha indicato delle misure minime di prevenzione in funzione della tipologia di allevamento. Nei casi in cui comunque non sono utilizzate le misure minime di prevenzione, dimezziamo, ma non escludiamo del tutto, l’accesso all’indennizzo perché si comprendono le difficoltà incontrate dagli allevatori e si è consapevoli che l’indennizzo rappresenta uno strumento normativo volto anche all’attenuazione della conflittualità con i residenti del Parco».

L’ente Parco annuncia la sperimentazione di collari Gps e progetti per far convivere i lupi con gli allevamenti nel territorio montano: «Siamo orientati a sperimentare nuove tecniche, sono allo studio e alla prova su campo, 4 prototipi di collari a diversa tecnologia Gps applicati ad animali al pascolo, con lo scopo di trovare soluzioni per aiutare gli allevatori ad attuare pratiche gestionali rivolte alla prevenzione dei danni da predazione. Infine, come è emerso negli incontri con gli allevatori, i nostri uffici hanno redatto alcuni progetti, in attesa di essere inseriti in canali di finanziamento, finalizzati al recupero di aree pascolive, anche con interventi di riduzione della copertura cespugliata che rende più difficile la gestione degli animali al pascolo aumentandone la vulnerabilità. Massima attenzione verso le problematiche degli allevatori e verso i danni da fauna selvatica ma riteniamo ingenerose le accuse di presunte responsabilità e inerzia. Speriamo che il rapporto di collaborazione sia sempre più stretto, al fine di trovare tutte le possibili soluzioni per tutelare non solo la categoria, ma anche il benessere degli animali al pascolo, consapevoli della necessità di trovare un equilibrio per la convivenza con le specie predatorie».

I lupi fanno strage di puledri e vitelli: «Non li alleviamo per farli sbranare, da aprile persi 27 animali»

«Sempre più apprensione per i lupi, allevatori a rischio estinzione e l’entroterra sempre più abbandonato»

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X