Ieri negli stabilimenti di Fabriano e Rocchetta, i lavoratori hanno fermato gli impianti durante le assemblee organizzate per rispondere alla decisione del Gruppo Fedrigoni di chiudere definitivamente la società Giano dal 1 gennaio 2025, con la conseguente cessazione delle attività nel settore della carta per ufficio e il licenziamento collettivo di 195 dipendenti. «Le segreterie sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Ugl Carta e Stampa e la Rsu unitaria dell’area Marche hanno immediatamente proclamato lo stato di agitazione e chiesto con fermezza un confronto con l’azienda, con un incontro già programmato per l’8 e 9 ottobre. L’obiettivo è chiaro: scongiurare questi esuberi inaccettabili e difendere i posti di lavoro.- si legge in una nota delle sigle sindacali a firma congiunta – La chiusura della società Giano non solo elimina la produzione di carta per ufficio, ma comporta anche la dismissione di interi settori strategici come la manutenzione, la gestione dei materiali e le spedizioni. Si tratta di un colpo durissimo per il futuro occupazionale degli stabilimenti di Fabriano e Rocchetta, che rischiano di essere messi in ginocchio da questa operazione miope e ingiustificata della proprietà».
«Respingiamo senza se e senza ma la procedura avviata da Fedrigoni e ne chiediamo il ritiro immediato – commenta Enzo Valente, vice segretario nazionale Ugl Chimici – In gioco ci sono oltre 200 posti di lavoro e un pezzo di storia dell’industria italiana. Non permetteremo che questo avvenga: attiveremo tutte le iniziative necessarie per bloccare il processo e chiediamo l’attivazione immediata di un tavolo ministeriale per individuare soluzioni industriali alternative. Chiediamo a tutte le lavoratrici e i lavoratori, e a tutte le forze politiche e sociali, di sostenere la nostra battaglia e di unirsi a noi per difendere il lavoro e il futuro della nostra comunità»
Il capogruppo regionale del Partito Democratico, Maurizio Mangialardi ha presentato un’interrogazione per sapere cosa intende fare la giunta Acquaroli rispetto al licenziamento di 195 dipendenti annunciato dal ceo di Fedrigoni Marco Nespolo: si tratta degli addetti alla produzione di carta per l’ufficio, manutenzione e gestione di materiali e spedizioni dello stabilimento di Fabriano, l’unità di trasformazione del sito di Rocchetta, e gli impiegati della società “Giano”, che sarà dismessa a partire dal 1 gennaio 2025.«Il Gruppo Pd Marche aveva già ripetutamente sollecitato il presidente Acquaroli e l’assessore Aguzzi rispetto alla preoccupante situazione di Fedrigoni, da ultimo con una interrogazione a prima firma Manuela Bora.- ricorda Mangialardi – La Regione e il Governo hanno dormito, disinteressandosi totalmente di quello che era evidente sarebbe successo: oggi ne abbiamo avuto conferma, altro che “infondati allarmismi”! Sosteniamo con forza la lotta dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali. Gravissima l’assenza di qualsiasi interlocuzione previa: le lettere di licenziamento stanno per essere inviate senza che si sia fatta chiarezza sul destino dei 195 dipendenti. Una crisi al buio pericolosissima per un territorio come quello del fabrianese già duramente colpito da processi di deindustrializzazione e che conta ad oggi già 3.700 disoccupati, di cui 2.400 over 45 (900 di essi non percepiscono nemmeno l’indennità mensile di disoccupazione Naspi!). Serve una risposta compatta e unitaria di tutte le istituzioni per salvaguardare i livelli occupazionali e produttivi, non è più il tempo delle attese, delle incertezze, dei “vedremo” e dei “faremo”».
Preoccupazione espressa anche dal deputato e coordinatore regionale del M5S Giorgio Fede, dall’ex senatore fabrianese e coordinatore provincia di Ancona del M5s Sergio Romagnoli e dalla consigliera regionale del M5S Marta Ruggeri. «E’ irricevibile la comunicazione del Gruppo Fedrigoni relativa alla chiusura nelle Marche del segmento “Giano”, con l’avvio di una procedura di licenziamento collettivo per 195 lavoratori. – scrivono nel loro comunicato – Una mattanza occupazionale decisa in modo unilaterale che va a insistere su un’area, quella di Fabriano, che a fine anno rischia di ritrovarsi con più di 4 mila disoccupati. Il comunicato dell’azienda rappresenta inoltre un turpe sfregio alla storia cartaria fabrianese, che va avanti da quasi otto secoli. Ci aspettiamo che il presidente delle Marche Acquaroli batta subito un colpo, e che investa immediatamente della questione il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Non esiste al mondo che una realtà controllata da un fondo americano si svegli la mattina e disponga, con un semplice click a una email, di mettere in mezzo a una strada 200 famiglie. Il Movimento 5 Stelle sosterrà ogni iniziativa dei lavoratori sul territorio fabrianese e porterà il caso in Parlamento con un’interrogazione allo stesso ministro Urso: dal governo ci aspettiamo risposte immediate».
Al coro si unisce la voce anche del sindaco di Cerreto d’Esi. «La decisione ufficializzata in queste ore da Fedrigoni rischia di risultare un colpo fatale al tessuto sociale e produttivo di tutta l’area montana, già fortemente provata da anni di crisi industriale.- sottolinea anche il sindaco di Cerreto d’Esi, David Grillini – Nel guardare con forte preoccupazione alla vicenda, il Comune di Cerreto d’Esi esprime vicinanza alle famiglie dei lavoratori che, da oggi, vedono il loro posto di lavoro drammaticamente a rischio. E’ assolutamente necessaria una mobilitazione istituzionale, politica e sindacale a tutti i livelli: auspichiamo, dunque, un’ iniziativa del Governo, della Regione e delle istituzioni locali, a difesa di 195 posti di lavoro e di una produzione storicamente strategica per il nostro territorio e per il nostro Paese. Il Comune di Cerreto d’Esi è pronto a fare la propria parte in una positiva ottica di impegno condiviso a difesa dei livelli occupazionali dell’intera area montana».
«Le periodiche e costanti politiche di licenziamento e di cassa integrazione, la dismissione del ruolo centrale ricoperto da Fabriano nel passato, sono uno schiaffo alla città, ai suoi lavoratori, a quei capitani di impresa che l’hanno resa un modello economico in passato. Non è più possibile pensare a Fabriano, che è stata capitale di impresa delle Marche, così in ginocchio, prostata da una crisi che sembra senza fine, Fabriano è diventata una citta assistita, lei che è stata un centro produttivo economico senza pari. Non è dignitoso per una realtà di questo potenziale e di un passato così prestigioso. E’ grave che non si sia pensato prima, negli anni scorsi, ad una politica di rilancio della città, di riconversione in un’ottica che la potesse mantenere il baricentro economico delle Marche. Occorre pensare ad una strategia per il futuro, per il suo rilancio a 360 gradi». Il presidente del consiglio regionale delle Marche Dino Latini interviene accoratamente, dopo il caso della Giano Fedrigoni. La crisi di Fabriano «è da considerare una questione nazionale – secondo Latini. – Il caso Fabriano deve entrare nelle agende politiche ed istituzionali, ripensando le politiche delle comunità interne, e di queste Fabriano ne è la principale protagonista trovandosi nel cuore della regione e in quello del centro Italia. Si è creato un vuoto economico e sociale nella città, e non è pensabile che non si sia cercato di porre un freno alla sua crisi che è diventata nel tempo strutturale ed infinita. Così come non è possibile che periodicamente arrivino tagli occupazionali, la città è sfinita e non potrà rialzarsi se non viene studiata a tavolino una politica di sviluppo specifica per essa, per l’indotto e per il territorio su cui insiste. Con le sue imprese Fabriano aveva assunto una caratura internazionale ed ora vederla così ripiegata in sé non è davvero concepibile. Occorre un intervento anche della politica per sostenerla ed aiutarla a rialzarsi».
Oltre alle considerazioni, Latini entra in campo anche con atti amministrativi, proprio in riferimento alla situazione della Fedrigoni. Latini. Il presidente Latini invita infatti, con una mozione, il presidente della Regione Francesco Acquaroli ad intervenire urgentemente per sollecitare il Governo e le Istituzioni competenti per predisporre misure di sostegno ai lavoratori coinvolti attivando tutte le misure necessarie per una rimodulazione del piano industriale della società. Non solo, il presidente Latini chiede di attivare immediatamente un fattivo dialogo con l’azienda per esplorare opzioni alternative che possano evitare la chiusura dello stabilimento. Infine la richiesta di sostenere le iniziative dei lavoratori e della comunità di Fabriano affinché la voce dei cittadini venga ascoltata. “I pericoli sono reali e tangibili, – spiega Latini – in quanto dalla sede storica delle cartiere è arrivata la notizia che la societá sarà dismessa dal 1 gennaio 2025 e che i vertici societari hanno avviato le procedure di licenziamento collettivo per 195 addetti alla manutenzione della carta per ufficio, alla manutenzione e gestione dei materiali alle spedizioni dello stabilimento di Fabriano e all’unitá di trasformazione del vicino sito di Rocchetta e agli impiegati. La situazione è stata accolta con estrema preoccupazioni dalla stessa comunità, ribadisce Latini, che teme per le ripercussioni di questa decisione che mette a rischio l’occupazione in un territorio già provato da questo punto di vista. Il rischio concreto – conclude Latini – è quello di ridurre ulteriormente la già fragile situazione occupazionale della città, dove l’industria della carta ha storicamente rappresentato una delle principali fonti di lavoro».
Aggiunge Pino Pariano, consigliere comunale d’opposizione di Fabriano, che «il nostro territorio, da troppo tempo, sta pesantemente subendo in modo diffuso la crisi di imprese di grandi e piccole dimensioni, nonché di tutto l’indotto generato da queste realtà industriali causando gravi ricadute sui livelli occupazionali. Ecco perchè Fabriano deve necessariamente, prima possibile, ripartire dal lavoro ed il Comune ha il dovere di predisporre tutti gli strumenti necessari per trovare soluzioni efficaci e definitive allo stato di crisi di tutto il nostro territorio. Indipendentemente dagli schieramenti politici, l’intero Consiglio comunale deve impegnarsi per far nascere un tavolo permanente tra Comune di Fabriano e Regione Marche al fine di monitorare costantemente la situazione industriale ed occupazionale del nostro territorio ed attivare politiche e programmi che possano essere adottati per la risoluzione dell’attuale crisi industriale cittadina».
In un momento difficile per l’economia fabrianese, si innesta la «vicenda ormai tristemente nota a tutti, – commenta anche Silvia Marchesini, presidente del locale circolo fabrianese di FdI, – da parte nostra, prosegue, non possiamo che accogliere l’invito alla coesione e al coinvolgimento di tutti coloro che possono in qualche modo scongiurare la perdita di posti di lavoro. Dalle parti sociali alla Regione, dal Governo a questa amministrazione comunale, questo è il momento dell’unità e della collaborazione, non certo quello delle polemiche pretestuose».
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