Scoperta e sgominata la banda degli assalti ai bancomat, i carabinieri della Compagnia di Osimo hanno arrestato i tre pugliesi responsabili dei colpi dello scorso febbraio (leggi l’articolo). Al termine delle indagini, i militari, coordinati dal maggiore Raffaele Conforti, hanno rintracciato i tre foggiani, il capo banda B.A. di 29 anni, P.A. di 36 anni e B.R., di 21 anni. La banda si era specializzata nell’uso della “marmotta”: un ordigno esplosivo artigianale utilizzato per far esplodere dall’interno il bancomat. Tutti e tre sarebbe responsabili dei colpi dello scorso febbraio agli istituti di credito di San Biagio di Osimo, uno di loro anche dei colpi messi a segno a Monte San Vito (leggi l’articolo) e a Trecastelli per un totale di 163mila euro rubati.
Il commando è finito in manette in esecuzione dell’ordinanza di applicazione di misura cautelare degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico e decreto di sequestro per i 163.000 euro rubati. Gli atti sono stati emessi dal Tribunale di Ancona a firma del Gip Marrone. Possono essere considerati professionisti del settore perchè nei mesi scorsi erano già stati arrestati per furti a bancomat. In particolare uno dei tre, aveva assaltato uno sportello automatico di Chieti mentre era agli arresti domiciliari a Foggia e in quella circostanza era stato arrestato in flagranza di reato.
Appena scarcerato, però, pochi giorni dopo era ripartito per Osimo dove aveva fatto esplodere il bancomat di San Biagio insieme agli altri complici. Gli arrestati risiedono tutti a Orta Nova in provincia di Foggia e sono indagati per il reato di furto aggravato ai danni di sportelli bancomat mediante esplosione, riciclaggio e detenzione illegale di sostanze esplosive in concorso, con recidiva specifica e reiterata per tutti, con le circostanze aggravanti dell’aver commesso il fatto in più persone riunite e con inaudita violenza su cose esposte per necessità alla pubblica fede e con grave pericolo per l’incolumità pubblica.
L’operazione è stata chiusa stanotte dal Norm della Compagnia di Osimo, diretto dal luogotenente Luciano Almiento, in trasferta in Puglia dove erano pronti ad agire anche i carabinieri della Compagnia di Foggia e della Stazione di Orta Nova, in sinergia con il Pm Ruggiero Dicuonzo. Le indagini seguono quelle dell’operazione ‘Cash Point 2017’ (leggi l’articolo) ed hanno consentito una ricostruzione totale dei retroscena del colpo al bancomat di San Biagio consumato in 4 febbraio scorso.
Quella mattina all’alba la banda si è resa responsabile anche del furto aggravato in concorso e continuato dell’Alfa 156, rubata in nottata ad Osimo, utilizzata per l’assalto al bancomat di San Biagio e subito dopo rinvenuta dagli investigatori osimani. Per questo furto dovranno rispondere tutti e tre gli arrestati. Solo a carico di B.R., si procede invece per gli assalti al bancomat della Banca di Credito Cooperativo di Falconara Marittima, filiale di Monte San Vito, che aveva fruttato un bottino di 40.000 euro, e per il Postamat dell’Ufficio postale di Passo di Ripe di Trecastelli, avvenuto il 19 febbraio per un ammanco di 20.000 euro.
La particolarità è però in almeno due episodi erano stata rubata un’auto del modello Alfa 156, utilizzata poi per fuggire dietro a una Bmw. Dopo l’esplosione a San Biagio e a Monte San Vito alcuni residenti avevano infatti visto fuggire le Alfa 156 a fari spenti. Grazie alle telecamere ad alta definizione istallate all’ingresso di Osimo, in grado di leggere le targhe anche di notte, i carabinieri, dopo il furto di San Biagio, hanno subito identificato anche la Bmw. Da quei numeri di targa si sono dipanate le indagini che con il supporto delle intercettazioni telefoniche e i sopralluoghi dei militari osimani in Puglia hanno portato a individuare i tre soggetti. Il denaro razziato negli Atm veniva riciclato dalla banda per acquistare abitazioni, arredarle con dettagli costosi, dotarle di vasche con idromassaggi e vivere nel lusso, sebbene per il fisco italiano nessuno di loro risultasse benestante. Uno dei banditi è stato arrestato proprio mentre stava partendo per le vacanze a Napoli con la compagna. A telefono palavano in dialetto foggiano ed i dialoghi sono stati tradotti da alcuni militari nativi della Puglia e di stanza nella caserma osimana. Utilizzavano inoltre tessere telefoniche straniere, non intestati a loro ma poi durante l’arresto sono stati trovati in possesso proprio dei cellulari intercettati. Una delle prove che ha contrbuito a tradirli. L’inchiesta giudiziaria prosegue. Dai dialoghi del terzetto senza scrupoli è infatti emerso il sospetto che il commando possa aver nascosto qualcosa di più rilevante, come ad esempio armi.
(servizio aggiornato alle 14.37)
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