Il Consiglio Comunale di Fabriano, convocato in data 12 ottobre 2024 presso la Sala Consiliare del Palazzo del Podestà, ha affrontato in una seduta straordinaria la grave situazione relativa alla crisi delle ex Cartiere Miliani e della società Giano 1264.
La decisione del Gruppo Fedrigoni di chiudere lo stabilimento di Fabriano e licenziare 195 lavoratori ha suscitato profondo allarme in tutta la comunità, spingendo le istituzioni locali e regionali, i rappresentanti politici nazionali, le organizzazioni sindacali e i cittadini a incontrarsi per discutere il futuro di questo settore produttivo fondamentale per la città.
Nel corso del Consiglio, che ha visto una partecipazione numerosa e sentita, si sono succeduti vari interventi, tra cui quello del Sindaco di Fabriano Daniela Ghergo, dell’assessore al Lavoro della Regione Marche Stefano Aguzzi, del parlamentare europeo Carlo Ciccioli, dell’onorevole Augusto Curti e di numerosi altri rappresentanti istituzionali, del sindacato e semplici cittadini.
Il Consiglio Comunale ha chiesto in maniera unanime l’apertura di un tavolo nazionale di confronto per evitare la chiusura delle cartiere e trovare soluzioni sostenibili per salvaguardare il futuro occupazionale e industriale di Fabriano.
Nel suo intervento, il sindaco Daniela Ghergo ha messo in luce l’impatto devastante che la chiusura dello stabilimento e il licenziamento dei lavoratori avrà non solo sull’economia locale e delle aree interne, ma anche sull’identità stessa di Fabriano, da sempre conosciuta come “la città della carta”. Ha dichiarato: «Non possiamo accettare che la produzione della carta, simbolo di Fabriano dal XIII secolo, venga messa in discussione da logiche di profitto che non tengono conto della storia e del tessuto sociale della nostra città». Il sindaco ha ricordato che Fabriano è conosciuta a livello internazionale proprio per la sua tradizione nella produzione della carta, un patrimonio culturale e produttivo che non può essere perso.
Nel corso del suo intervento, il sindaco ha anche sottolineato la necessità di un’azione comune e concertata tra le istituzioni locali, la Regione Marche e il Governo nazionale, per garantire che la chiusura non avvenga in modo repentino e traumatico, ma che vengano esplorate tutte le alternative possibili. «Chiediamo che si apra un tavolo di confronto immediato, dove si possa discutere di soluzioni concrete per il futuro dei lavoratori e del nostro territorio. Bisogna prendere tempo e entrare nel merito, in un confronto serrato con l’azienda che ha il dovere di dire come si preserva e si rilancia un patrimonio senza pari del Made in Italy».
L’assessore al Lavoro della Regione Marche, Stefano Aguzzi, ha evidenziato l’importanza storica delle Cartiere Miliani non solo per Fabriano, ma per l’intera regione e per l’Italia. «Le cartiere di Fabriano rappresentano un simbolo della nostra identità e della nostra storia industriale. Non possiamo permettere che questo patrimonio venga cancellato. La Regione è pronta a fare la sua parte, a lavorare con le istituzioni locali e nazionali per trovare una soluzione che possa garantire la continuità produttiva e salvare i posti di lavoro». Ha poi aggiunto che questa crisi non riguarda solo Fabriano, ma l’intera economia marchigiana, già messa a dura prova dalla crisi del settore elettrodomestico e dagli effetti del sisma del 2016.
Aguzzi ha anche riportato i saluti e il pieno sostegno del presidente della Regione, Francesco Acquaroli, che si è già attivato per portare avanti la questione a livello nazionale. «Non dobbiamo solo affrontare questa crisi, ma risolverla, perché perdere le cartiere significherebbe perdere un simbolo della nostra regione e del nostro Paese. Non possiamo permetterlo e non lo permetteremo».
Il parlamentare europeo Carlo Ciccioli ha offerto una riflessione più ampia, collegando la crisi di Fabriano alla de-industrializzazione che sta colpendo tutto il territorio nazionale: «Quello che sta accadendo a Fabriano è emblematico di un problema molto più vasto. La perdita di competitività delle nostre industrie, la fuga di capitali e competenze verso l’estero stanno indebolendo interi settori produttivi. È essenziale che il Governo intervenga con forza, non solo per salvare 195 posti di lavoro, ma per rilanciare un settore che ha reso l’Italia famosa nel mondo». Ciccioli ha, quindi, promesso di portare la questione nelle sedi nazionali ed europee, ribadendo che la salvaguardia del distretto cartario di Fabriano deve diventare una priorità nazionale.
L’onorevole Augusto Curti ha espresso l’unità dei Parlamentari marchigiani dei diversi schieramenti politici a sostegno della vertenza: «Le conseguenze di quel che sta accadendo possono determinare un vero e proprio terremoto sociale che rischia di vanificare la ricostruzione post sisma e il tentativo che si sta facendo di rilanciare economicamente l’area del cratere. Il ruolo di città industriale di Fabriano va preservato anche in questa ottica e l’estensione della Zes, per cui torneremo a batterci in Parlamento anche insieme ai colleghi della maggioranza, deve riguardare le regioni in transizione, Marche e Umbria». Molti interventi hanno evidenziato il rischio di un “effetto domino”, per cui la chiusura di Giano 1264 potrebbe essere solo il primo passo verso la dismissione degli altri stabilimenti nel territorio marchigiano.
I rappresentanti delle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil hanno espresso forte preoccupazione per il destino dei lavoratori e delle loro famiglie. In un comunicato congiunto, hanno denunciato l’impatto sociale ed economico che la chiusura dello stabilimento avrà su Fabriano e sul territorio circostante, sottolineando come il tessuto produttivo della città sia già stato duramente colpito in passato da crisi industriali nel settore degli elettrodomestici. «La chiusura della società Giano 1264 rappresenta la perdita di 250 posti di lavoro nel solo perimetro delle cartiere, più l’indotto e si mettono a repentaglio i lavoratori in staff leasing attivi in azienda da oltre cinque anni. Chiediamo al Governo di intervenire immediatamente e di trovare soluzioni concrete, prima che la crisi si estenda ad altre aree».
I sindacati hanno chiesto al management di fare chiarezza sugli investimenti promessi e sulle reali intenzioni dell’azienda riguardo al futuro del marchio Fabriano. «È inaccettabile che una decisione di tale portata venga presa senza un confronto serio e senza delineare un piano chiaro per il futuro dei lavoratori e del territorio».
Anche il Senatore Antonio De Poli, che non ha potuto partecipare al Consiglio per impegni istituzionali, ha voluto esprimere la sua solidarietà ai lavoratori e alle loro famiglie, inviando una lettera in cui ha dichiarato: «Sto seguendo da vicino questa vicenda e sono in contatto con il Ministro Urso per individuare soluzioni concrete che possano evitare i licenziamenti e rilanciare la produzione. È necessario che il Governo assuma questa crisi come una priorità nazionale, perché la storia industriale di Fabriano non può essere cancellata».
Dall’azienda, assente alla seduta, sono state fatte pervenire le dichiarazioni della responsabile delle risorse umane Monica Magrì e del responsabile delle relazioni industriali Giuseppe Giacobello.
Infine, il Vescovo di Fabriano, Sua Ecc. Mons. Francesco Massara, ha portato una riflessione profonda e toccante sul ruolo sociale del lavoro, sottolineando che la chiusura delle cartiere avrà conseguenze non solo economiche, ma anche umane e sociali. «Chiudere le cartiere significa privare le famiglie della loro dignità, perché il lavoro non è solo un mezzo di sostentamento, ma un diritto fondamentale. Come Chiesa, siamo vicini ai lavoratori e alle loro famiglie, e continueremo a sostenere ogni iniziativa che possa salvare questi posti di lavoro».
Il Vescovo ha poi ricordato come, a livello locale, la Caritas stia già assistendo un numero crescente di persone in difficoltà economica e ha espresso preoccupazione per l’aumento della povertà che potrebbe derivare da ulteriori licenziamenti. «La chiusura delle cartiere riguarda la possibilità di portare il pane in casa. Collaboriamo uniti, ciascuno nei rispettivi ruoli, per far comprendere che senza lavoro non c’è futuro per i giovani e per questi territori».
Al termine della seduta, il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità un documento condiviso, indirizzato al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, al Ministro dell’Economia e delle Finanze, al Presidente della Regione Marche. Il documento chiede con forza l’apertura immediata di un tavolo nazionale per discutere la vertenza Giano 1264, coinvolgendo tutte le parti interessate.
In particolare, il Consiglio chiede al Gruppo Fedrigoni di procrastinare la chiusura dello stabilimento e di presentare un piano industriale dettagliato che garantisca investimenti e una prospettiva produttiva per il futuro di Fabriano. Inoltre, viene richiesto al Governo di considerare la crisi del distretto industriale fabrianese come una questione nazionale, estendendo strumenti di sostegno come la Zes unica o le misure di decontribuzione previste per il Sud e incentivando gli investimenti nelle aree interne.
Il sindaco Ghergo ha concluso i lavori con un appello alla comunità e alle istituzioni: «Uniti possiamo vincere questa battaglia. Dobbiamo preservare le competenze che abbiamo sul territorio. Non lasceremo che Fabriano perda la sua identità e il suo futuro. Ce la faremo, ma dobbiamo restare solidali e determinati».
Il Consiglio Comunale ha ribadito il suo impegno a fianco dei lavoratori, promettendo di continuare a lottare per salvaguardare non solo i posti di lavoro, ma anche l’anima stessa della città di Fabriano.
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