di Alberto Bignami
«Ciao papà. Buonanotte. Sogni d’oro». Queste le ultime parole del 15enne che si è ucciso con un colpo di pistola domenica sera a Senigallia. La famiglia ha sporto denuncia segnalando episodi di bullismo: “In classe era arrivato a tenere le cuffie per non sentire tutte quelle cose che gli dicevano continuamente” dice a Cronache Ancona l’avvocato Pia Perricci, legale e amica di famiglia.
Dopo aver dato la buonanotte però il 15enne a letto non è andato. Ha preso le chiavi di casa del padre, la pistola del genitore, vigile urbano, ed è uscito. A piedi, è andato in un casolare che aveva notato durante le passeggiate con i genitori e lì, ha deciso di farla finita. Un gesto che secondo la famiglia sarebbe legato a quello che stava vivendo a scuola.
L’avvocato Pia Perricci su questo ha formalizzato «un atto di denuncia per quelli che sono gli atti di molestia e di bullismo che subiva, spiegando tutto quello che Leo aveva raccontato, identificando i soggetti attivi di questo bullismo».
Il 15enne aveva iniziato il secondo anno scolastico in una nuova scuola a Senigallia ma già dopo poco tempo «Pare che non fosse stato ben accolto – prosegue l’avvocato -. I genitori avevano notato che già un paio di giorni dopo il ragazzo andava all’istituto in maniera meno allegra».
«Poi – aggiunge – ha iniziato a dire che non voleva più andare a scuola e passare a quella privata. A 15 anni, però, si pensava che fosse una decisione presa in quel momento che attraversano tutti i giovani in questa fase, a quest’età».
La scorsa settimana Leo si è però confidato con i genitori «prima con la mamma, che a pezzi e bocconi è riuscita a tiragli fuori quello che si verificava, quindi il papà. Poi ne hanno riparlato insieme al punto che si voleva andare a fare denuncia» continua l’avvocato Perricci.
Ma il 15enne aveva cercato anche lui in prima persona di trovare una soluzione con chi lo aveva preso di mira. E lo ha fatto con un gesto coraggioso. Tra mercoledì e giovedì scorsi, spiega ancora il legale, è andato da uno di questi bulli: «Gli ha stretto la mano in segno di pace, dicendogli: “Però adesso basta. Cerchiamo di diventare amici”».
«Un episodio che ha raccontato in maniera orgogliosa alla mamma. “Mamma, mi sono comportato come un uomo”. Il giorno dopo – continua l’avvocato – è stato invece ‘massacrato’ ancora di più».
Lunedì i genitori sarebbero dovuti andare a parlare con la preside, ma non hanno fatto in tempo perché Leo si è tolto la vita con un colpo di pistola.
Ieri, i ragazzi sospettati come bulli (tra cui anche una ragazza), sono stati convocati dai carabinieri per essere ascoltati e per capire il perché di quell’accanimento nei confronti di Leo. La procura di Ancona sulla vicenda ha aperto una indagine per istigazione al suicidio.
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