«I dati evidenziano un avanzamento della crisi nella regione, con un impatto significativo sulla parte sud. I segnali positivi sono pochi e si limitano ai settori del terziario e dell’edilizia». Così Eleonora Fontana, della segretaria regionale della Cgil, commenta il fatto che bel periodo gennaio-settembre 2024, nelle Marche sono state richieste e autorizzate complessivamente 15,2 milioni di ore di Cassa integrazione, Fondo di integrazione salariale (Fis) e altri fondi di solidarietà.
In dettaglio, come evidenzia il sindacato, «la Cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) si attesta a 15 milioni di ore, mentre il ricorso al Fis e ad altri fondi arriva a circa 200 mila ore. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nelle Marche la Cassa integrazione registra un aumento di 4,6 milioni di ore (+45,0%). Questa tendenza è molto più accentuata rispetto alla media nazionale (+20,0%) e a quella del Centro Italia nel complesso (+4,4%). Le province che mostrano un incremento superiore alla media regionale sono Ascoli Piceno e Fermo (+111,5%) e Pesaro Urbino (+48,5%). Macerata segna un aumento del +40%, mentre Ancona registra l’aumento più contenuto (+14,8%)».
«Analizzando la distribuzione delle ore autorizzate nei diversi settori – continua la Cgil – emerge che l’industria assorbe la maggior parte delle ore (14,6 milioni). Il terziario contabilizza 88mila ore, mentre l’edilizia ne registra 276 mila. L’aumento delle ore di Cassa integrazione rispetto allo stesso periodo del 2023 è interamente attribuibile al settore industriale, che segna un incremento di +4,9 milioni di ore (+51,2%). I comparti con l’incremento maggiore sono pelli, cuoio e calzature (+178,2%), tessile e abbigliamento (+231,2%), e chimica, gomma e plastica (+52,4%). La meccanica e la metallurgia crescono del +39,3%, corrispondente a un aumento di 1,8 milioni di ore. Per ciò che concerne il terziario, si registra un calo di quasi 123 mila ore (-58,1%), riscontrabile in maniera più o meno accentuata in tutti i comparti. L’edilizia registra un calo di 180 mila ore (-39,4%»).
Fontana sottolinea: «I dati confermano quanto già previsto nel trimestre precedente, rivelando che l’industria della regione sta attraversando una fase di crisi preoccupante, con il rischio di aggravare la situazione occupazionale. È necessario rilanciare gli investimenti in innovazione, elaborare un piano di politiche industriali e sostenere la domanda interna, puntando all’aumento dei salari».
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