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La Grafiosi dell’olmo:
una malattia che si sta osservando
nel territorio dell’Ente parco e non solo

CAMERANO - Il tema è stato affrontato durante un incontro aperto al pubblico. La natura si autoregola ma le piante secche o seccagginose possono essere un pericolo

Il Tavolo tenutosi a Camerano

La Grafiosi dell’olmo che sta colpendo molti esemplari di questa pianta anche all’interno del Parco del Conero è un fenomeno ciclico che periodicamente si presenta con maggiore recrudescenza ed è riconducibile ad un fungo, l’Ophiostoma Ulmi.
Individuato già nel 1919, proveniente probabilmente dall’Asia, se ne sono osservate alcune varianti. Oggi il fungo che sta attaccando le piante di olmo è l’Ophiostoma Novo Ulmi. Questo fungo si insinua all’interno degli xilemi che costituiscono i vasi linfatici della pianta portandone ad una progressiva occlusione che rende difficile il passaggio di acqua e sali minerali. La pianta va prima in stress e poi comincia a seccarsi e nel giro di pochi anni, a seconda della grandezza, può andare incontro alla morte. Gli insetti che vivono nella pianta si contaminano con le spore del fungo contribuendo alla diffusione dello stesso sulle altre piante.

Ecco la sintesi di quanto emerso dal convegno organizzato dal Parco del Conero e dall’Amministrazione comunale di Camerano per approfondire le tematiche relative al contenimento di una malattia che si sta osservando nel territorio dell’Ente parco e non solo. E’ chiaro infatti che è in atto una nuova ondata pandemica di grafiosi favorita anche dai cambiamenti climatici, le temperature elevate e le piogge scarse.
La presenza di esperti e ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche in particolare il prof. Sergio Murolo e di Amap Emanuela Ricci e Sandro Nardi hanno consentito di fare il punto sul fenomeno mentre il direttore del Parco del Conero, Marco Zannini e il comandante della polizia locale di Camerano, Leonardo Lancioni, hanno illustrato le norme alle quali sono tenuti i cittadini nel caso, nel loro terreno o giardino, si presenti il fenomeno e una o più piante vengano attaccate. Il fungo Ophiostoma Novo Ulmi ha sempre trovato storicamente dei competitori che ne hanno attenuato gli effetti. Ogni intervento fitoterapico invece, considerando l’ampiezza del fenomeno e la grandezza delle piante, è sconsigliabile per gli effetti che si avrebbero anche sull’ambiente, la fauna ma anche l’uomo.
Secondo gli esperti sarebbe opportuno favorire la ricerca attraverso il censimento delle piante di olmo ed intervenire a partire da quelle di maggiori dimensioni, monumentali, per il quale servirebbe la collaborazione non solo degli enti locali ma dei singoli cittadini. Più del 90% del territorio del Parco, ad esempio, ricade all’interno di aree di privati. Un Olmo secco o seccaginoso va abbattuto sia per motivi di sicurezza perché potrebbe cadere sulla strada o arrecare danni a cose e persone, che per evitare il proliferarsi della malattia. Il legno andrebbe bruciato ma per procedere occorre rivolgersi al Parco del Conero nel caso si sia in area parco o ai comuni nel caso si insista fuori parco.
L’evento è stato aperto dai saluti del sindaco di Camerano, Oriano Mercante che ha detto: «Innovazione e ricerca possono anzi debbono essere preziose alleate nel contenimento di una malattia che colpisce la specie protetta dell’olmo che può portare a danneggiare irrimediabilmente la pianta fino alla sua morte. Lo dico come sindaco, medico e agricoltore. La ricerca scientifica, inoltre, può essere anche integrata da quelle pratiche storiche che gli agricoltori stessi, da secoli, eseguono. Un metodo “antico” di monitoraggio e salvaguardia della biodiversità, degli ecosistemi naturali e, soprattutto, del territorio. La mia è una visione, quindi, che promuove un concetto di innovazione integrata e sostenibile, in cui il progresso tecnologico non sostituisce la tradizione, ma la valorizza, riconoscendo gli agricoltori, come custodi del territorio».
Per Luigi Conte, Presidente del Parco del Conero «da statuto il ruolo dell’Ente è quello di tutelare la natura, l’ambiente e la biodiversità e quindi osserviamo il fenomeno della Grafiosi con attenzione e preoccupazione avvalendoci dei contributi scientifici più qualificati per individuare le soluzioni adeguate a contenere il fenomeno. L’incontro è stato molto utile e consideriamo il tavolo aperto per monitorare una situazione che non va sottovalutata».

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