La realizzazione del tempio crematorio al servizio delle esigenze dei cittadini che sempre più spesso, per vari motivi, ricorrono alla cremazione dei propri defunti, «costituisce indubbiamente un fatto positivo e la normativa ne prevede la realizzazione di uno per ogni regione (art. 6 legge 130/2001). Nelle Marche questa previsione è soddisfatta poiché già esistono altri tre forni crematori: Fano, Ascoli Piceno e San Benedetto. Prima domanda: allora perché un nuovo forno crematorio in Ancona? L’impianto sarà localizzato nel cimitero del quartiere di Tavernelle». L’interrogativo lo pone l’associazione Italia Nostra- sezione di Ancona.
«Giova ricordare che l’impianto è considerato una industria insalubre di prima categoria, ai sensi dell’art 216 del Testo unico delle leggi sanitarie e s.m.i. dal momento che la tipologia di emissioni in atmosfera è quella degli inceneritori, rappresentata dalle seguenti sostanze pericolose così come riportati nella citata delibera: polveri, emissione di monossido di carbonio, acido cloridrico, mercurio, ossidi di azoto, biossido di zolfo, composti organici volatili, metalli pesanti, diossine, policlorobifenili e particolato, tutte in varie quantità. – prosegue l’associazione – Il nuovo forno crematorio viene previsto, a nostro parere, senza garanzie per la salute pubblica, poiché la legge n.130 del 2001, considerata a quel tempo, per alcuni aspetti un regalo alle ditte del settore, ha lasciato un vuoto normativo poiché non sono mai state definite “le norme tecniche per la realizzazione dei crematori, relativamente ai limiti di emissione, agli impianti ed ambienti tecnologici, nonché ai materiali per la costruzione delle bare per la cremazione”. La distanza dei forni crematori dai centri abitati è stata ridotta dalla legge citata a 200 metri ma nel momento in cui esso è inserito nel cimitero di Tavernelle la domanda diventa quanto dista il cimitero di Tavernelle dal quartiere Tavernelle?» chiede ancora Italia Nostra.
Che pone agli amministratori comunali una seconda domanda: «Allora quali sono le garanzie per la salute pubblica? Di fronte alla non indispensabilità di realizzare un nuovo forno crematorio, nuova fonte di inquinamento in città, le evidenze disponibili suggerirebbero di subordinarne la realizzazione ad una analisi della effettiva necessità dell’impianto e ad un’attenta valutazione preliminare dell’impatto ambientale, dell’esposizione dei cittadini e dei rischi sanitari. Il principio di precauzione impone di fermarsi per approfondire ed il rispetto del principio della partecipazione democratica impone di coinvolgere preventivamente i cittadini in queste scelte» conclude il Consiglio Direttivo dell’associazione.
«L’impianto di cremazione di Tavernelle sarà pronto per i primi mesi del 2026»
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