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Allevamento cani di Trecastelli:
6 rinvii a giudizio, 2 patteggiano

ANCONA– Ieri l’udienza preliminare in Tribunale. La Lav si è costituita parte civile: «Preoccupati per gli animali affetti dalla brucellosi ancora sotto sequestro. non sappiamo nulla sulle eventuali terapie»   

I carabinieri forestali pongono i sigilli sull’allevamento di cani a Trecastelli

 

Si è conclusa ieri l’udienza preliminare presso il Tribunale di Ancona che ha visto il rinvio a giudizio dei titolari dell’allevamento di cani di piccola taglia di Trecastelli e di altre cinque persone, tra cui tre medici veterinari pubblici. Gli imputati sono accusati a vario titolo di disastro colposo, detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, abusivo esercizio della professione veterinaria, mancato rispetto dei provvedimenti dell’Autorità Sanitaria, corruzione, frode in commercio, falsificazione di certificazioni, omessa denuncia di reato e traffico internazionale di cani. Tra gli indagati, due persone, tra cui una veterinaria libero professionista consulente dell’allevamento, hanno scelto di patteggiare, concludendo così il proprio coinvolgimento nel procedimento giudiziario. Gli altri sei, invece, dovranno affrontare il processo in aula.

«Il rinvio a giudizio rappresenta un passo fondamentale per accertare le responsabilità degli imputati, alcuni dei quali accusati anche di aver ignorato le disposizioni sanitarie in merito a un grave focolaio di brucellosi canina, una malattia trasmissibile anche all’uomo, continuando peraltro a far riprodurre e vendere i cani. – commenta in una nota l’associazione animalista Lav, parte civile nel processo – Tale patologia, infatti, era già presente all’interno dell’allevamento prima del sequestro, da parte dei Carabinieri Forestali, di oltre 800 cani, trovati in condizioni terribili e incompatibili con il loro benessere.  Un altro grave reato che gli imputati dovranno affrontare riguarda il traffico illecito di cuccioli, un’attività particolarmente redditizia che potrebbe anche essere alla base della diffusione del focolaio di brucellosi all’interno dell’allevamento».

La Lav, ieri presente in aula con l’avvocato Massimiliano Canè,  si augura «che si arrivi celermente alla condanna di chi si è macchiato – anche per lucro – di reati in danno agli animali e ha messo a repentaglio la salute pubblica. L’Associazione, che ha seguito il caso dai suoi albori, esprime anche forte preoccupazione per la salute degli animali coinvolti in questa vicenda. Nonostante le numerose richieste, non abbiamo ancora ricevuto informazioni riguardo alla loro situazione sanitaria. È fondamentale sapere se gli animali sono stati curati per la brucellosi e se sono in grado di essere affidati a famiglie che possano prendersene cura – conclude la nota della Lav – Chiediamo urgentemente al Ministero della Salute e alle altre autorità competenti di intervenire affinché siano avviate le necessarie cure e gli animali possano finalmente essere affidati a famiglie responsabili»..

La vicenda rimane sotto l’attenzione di Lav e delle altre associazioni presenti in questo procedimento penale. «Continueremo a monitorare lo sviluppo del caso e a sollecitare azioni tempestive per garantire il benessere degli animali coinvolti. La prossima udienza è fissata il giorno 2 luglio 2025 alle ore 9».

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