«Il piano presentato dai vertici della Beko nell’incontro del 20 novembre deve essere ritirato: è inammissibile illustrare nelle sede istituzionali, le azioni con le quali, nei fatti, una multinazionale intende abbandonare l’Italia. L’assenza totale di investimenti nei processi produttivi, lo smantellamento di interi asset come il lavaggio e la refrigerazione, non possono e non devono in alcuna maniera trovare nessun punto di condivisione». Lo sostiene la Segreteria Fiom di Ancona che per voce di Pierpaolo Pullini torna a rimarcare le conseguenze che ne scaturirebbero.
«Il territorio di Fabriano ne uscirebbe ulteriormente massacrato e, nella migliore delle ipotesi, con un ruolo assolutamente marginale nelle strategie di Beko, quindi estremamente esposto ad ogni futuro scossone del mercato.- evidenzia Pullini – L’azzeramento della ricerca e sviluppo e delle altri funzioni impiegatizie, rischiano di generare un esubero pari alla chiusura di uno stabilimento produttivo, oltre ad una perdita di altissime competenze che hanno contribuito alla storia dell’elettrodomestico in Italia e che, invece, andrebbero preservate e sostenute con progetti».
Per lo stabilimento di Melano sono stati annunciati 66 esuberi dall’azienda. «Lo stabilimento di Melano, subirebbe comunque un forte ridimensionamento e diventerebbe una semplice succursale del polo del Cooking (mondo cucina) che avrebbe il suo centro tra Milano e Cassinetta, quindi senza alcuna garanzia di sopravvivenza oltre l’immediato. – sottolinea il comunicato di Fiom Ancona – Se i produttori orientali sono arrivati al nostro livello di tecnologia, diventa fondamentale sostenere e puntare sulle competenze italiane, investendoci e non procedendo allo smantellamento di esse: non impiegheranno molto a raggiungerci dove oggi ancora non lo hanno fatto e a quel punto sarebbe la fine».
Organizzare l’abbandono di 2 asset strategici, la chiusura di 2 stabilimenti, la soppressione del 50% della forza impiegatizia ed il licenziamento di massa di oltre il 40% dei dipendenti, «significa preparare l’abbandono dell’Italia, con ricadute impressionanti ed insostenibili per un’area interna come Fabriano ed un impoverimento per l’intero paese. «Dichiarare 1937 esuberi, significa presentare un piano di desertificazione industriale che va ritirato e ribaltato nella sua logica speculativa e predatoria» deduce la Segreteria Fiom di Ancona.
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