“Valori, tradizione, famiglia, gentilezza”, parole e significati che non ti aspetteresti da uno degli uomini più belli al mondo, un uomo che per 16 anni ha lavorato a fianco di nomi del calibro di Giorgio Armani, Dolce e Gabbana, Hermès, conquistando copertine patinate e gigantografie iconiche. Eppure, Fabio Mancini, l’ospite che il 28 novembre ha catturato per tre ore l’attenzione dei ragazzi del Corridoni è tutto lì, in quelle parole, in quei significati. Dopo l’ingresso trionfale in aula magna nei suoi pantaloni e giacchino bianchi, assolutamente classici e tremendamente cool, la platea dei giovanissimi e dei vari prof con la dirigente, sempre presente ed attentissima, non ha perso una battuta dell’instancabile ragazzo delle passerelle, ormai completamente orientato a far emergere quella parte di sé che per troppi anni è dovuta restare nascosta, ovvero l’interiorità, l’anima, il cuore.
«E’ denigrante essere riconosciuto solo perché sei bello, mentre nessuno è interessato a ciò che pensi, a ciò che hai dentro» ha detto il ragazzo che sognava di fare il prof di educazione fisica e che per caso veniva scoperto dagli agenti di Armani lungo le strade di Milano, con un linguaggio ed un ritmo comunicativo esattamente in linea con quello dei più giovani, ha fatto riflettere i ragazzi su temi cruciali, come il rapporto con il denaro, la relazione con i genitori, i messaggi di certa musica trap, l’importanza del sacrificio, il modo in cui corteggiare una ragazza, il ruolo dei social nelle nostre vite. Temi che sono passati in maniera potente, proprio perché veicolati da chi non ti saresti aspettato, per di più con una rapidità comunicativa che non consentiva di annoiarsi mai.
«Non a caso sono emerse anche varie domande, alle quali Fabio Mancini non si è sottratto, piuttosto lo hanno stimolato a raccontare ulteriormente di sé: ha così raccontato il suo avvicinamento alla spiritualità buddista ed i difficilissimi momenti dell’adolescenza, quando fu costretto a crescere senza né padre né madre, con un fratello più piccolo sulle sue spalle. – sottolinea una nota del Iis Corridoni Campana – Capitoli di una vita intensa, raccontata nel suo libro “108 volte mi perdono”, che l’uomo delle copertine sta portando in giro per le scuole italiane con l’intento di raccontare ed ascoltare, anche in virtù del suo prestigioso ruolo di ambassador italiano in Europa. Il 29 novembre Mancini ha replicato alla sede dei licei Campana dove ha avuto modo di esprimere nuovamente tutta la sua capacità comunicativa a servizio di un mondo giovanile assetato di storie vere, di “modelli” che, oltre a sfilare, sanno fare anche dell’altro. E’ restato in città anche nella giornata di sabato, ormai completamente afono, dopo le due intense lezioni-incontro, approfittando anche di far visita alla basilica di Loreto, segno di quella tradizione che ha voluto imprimere tra i valori fondativi da cui vale la pena di ricominciare».
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