C’è un “Modello Marche” anche in agricoltura sociale.
Un insieme di progettualità che hanno portato all’inaugurazione ad Ancona del vigneto dell’Istituto Penitenziario di Monteacuto. Ne sono artefici l’Amap, braccio operativo della Regione, e il Ministero della Giustizia attraverso il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria (Prap Emilia Romagna e Marche.
Venerdì ha preso forma una ulteriore occasione di formazione, oltre che prospettiva occupazionale reale per i detenuti della struttura una volta scontata la loro pena. L’agricoltura come strumento d’integrazione sociale per il sistema penitenziario è frutto della rete creata da oltre un decennio nella casa circondariale di Barcaglione tra Istituzioni, Università, Associazioni di categoria e imprese, che ha poi interessato altre strutture penitenziarie della regione.
Un’idea dall’allora agronomo dell’Istituto, oggi operante come volontario, Sandro Marozzi, avviata grazie al funzionario dell’ex Assam ora Amap Ugo Testa e resa possibile dalla direttrice dell’amministrazione penitenziaria Manuela Ceresani.
Dopo il taglio del nastro presso il nuovo vigneto dell’Istituto penitenziario di Montacuto, le autorità intervenute sono state accompagnate dagli organizzatori, Amap ed Amministrazione Penitenziaria di Ancona, presso la vicina Azienda Agricola Moroder, dove sono state approfondite le tematiche legate alla viticoltura e raccontati risultati ed esperienze delle molteplici e collaudate sinergie.
«Più di una inaugurazione, una grande opportunità per il territorio e per tutti i protagonisti del mondo dell’agricoltura sociale e in genere dell’impresa agricola – ha commentato il presidente di Amap, Marco Rotoni –, qui nascono opportunità e nuovi orizzonti perché quando c’è una condivisione istituzionale così forte ne deriva una coesione importante e positiva. Il fatto che ciò provenga da un Istituto di pena è un ulteriore motivo di orgoglio».
Alla soddisfazione del presidente Rotoni si sono aggiunte le parole dell’assessore regionale all’Ambiente Andrea Maria Antonini: «Il vigneto è il risultato del rinnovato accordo tra Regione e Ministero della Giustizia e di un progetto che vede l’agricoltura sociale tra le attività di punta del nostro operato – ha sottolineato Antonini –, fondamentale è stato per quanto il contributo di Amap come protagonista nelle filiere e nell’innovazione, con una particolare attenzione, in questo caso, al reinserimento lavorativo di chi sta scontando una pena. Non solo, porteremo le bottiglie di ottenute da questo ettaro di Montepulciano che si affaccia sul Conero alla prossima edizione del Vinitaly».
Molteplici le autorità intervenute, tra le quali l’europarlamentare Carlo Ciccioli, la senatrice Elena Leonardi, la consigliera regionale Mirella Battistoni, il garante dei detenuti Giancarlo Giulianelli e il magistrato del tribunale di Sorveglianza di Ancona Filippo Scapellato. Con loro i vertici dell’Amministrazione Penitenziaria guidata dalla dottoressa Ceresani e di Amap, come il vice presidente Renato Frontini e direttore dell’Agenzia Francesca Severini. A portare il saluto del Prap il dirigente Marco Bonfiglioli.
Poi focus sugli interventi programmati con la relazione su “Passato, presente e futuro delle attività agricole nelle strutture penitenziarie di Ancona” curata della direttrice Ceresani, l’approfondimento sul vigneto del responsabile del settore vitivinicolo di Amap Giuseppe Camilli e la presentazione del report “Agricoltura sociale a Barcaglione. La rete per un’etica del lavoro” da parte della docente dell’Università degli Studi “Carlo Bo” di Urbino Angela Genova.
A scoprire l’etichetta per le bottiglie ottenute dalla prima vendemmia di Monteacuto è stata la senatrice Leonardi. Tra i due progetti selezionati ha prevalso la proposta grafica “Renovo” della studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Macerata Alice Mazzocchi.
Conclusioni infine affidate all’on. Aldo Mattia, Componente della VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, già presente lo scorso anno ad Ancona per la firma del rinnovo della convenzione tra Regione Marche e Ministerio della Giustizia: «L’agricoltura sociale è una grande opportunità che come legislatori dobbiamo continuare a sostenere – ha detto –, quello marchigiano è certamente un modello interessante perché capace di creare virtuose collaborazioni, oltre che di offrire un’opportunità di formazione a persone che hanno sbagliato in passato e che acquisendo una professione consentiranno alle imprese agricole di avere una manodopera specializzata».
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