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Il futuro del Covid hospital?
Si lavora a un centro per l’Alzheimer,
Civitanova verso l’addio all’ente fiera

L'APPROFONDIMENTO - C'è un'interlocuzione avanzata fra Ast, Regione e Comune che va in questa direzione: dividere l'edificio in due aree di cui una deputata ad ospitare enti legati all'emergenza come Coc e Protezione civile, mentre nell'altra verrebbe realizzato un centro diurno per Alzheimer. Ma così perderà la sua destinazione originaria. Non è chiaro che faranno tutti i posti di terapia intensiva, considerando anche che dalla chiusura (avvenuta a luglio 2021) fino al trasferimento della Tac (giugno 2024) sono stati spesi mensilmente circa 24mila euro per mantenere la struttura. Avremmo voluto porre alcune domande sul tema all'assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini, ma si è negato

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di Laura Boccanera

Ipotesi centro per l’Alzheimer nell’ex Covid hospital: il futuro dell’edificio di via San Costantino è nel socio sanitario. In realtà sarebbe ben più di un’ipotesi quella che si prospetta come la nuova destinazione dello spazio di oltre 5000 metri quadrati che dal 2020 al 2021 ha ospitato il Covid hospital regionale. Ci sarebbe infatti ormai un’interlocuzione avanzata fra Ast, Regione e Comune per mantenere l’uso socio sanitario della struttura.

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La fiera prima dell’allestimento come Covid H

L’idea è quella di dividere l’edificio in due aree di cui una deputata ad ospitare enti legati all’emergenza come Coc e Protezione civile, mentre nell’altra verrebbe realizzato un centro diurno per Alzheimer, esigenza che è presente in città e al momento sopperita solo dal volontariato e dall’associazione Attivamente Alzheimer. Ma in questo modo Civitanova perderebbe la fiera, realizzata assieme al palas come opera di urbanizzazione nell’ambito della lottizzazione commerciale del Cuore Adriatico e che era già stata dimezzata rispetto all’ipotesi originaria quando non era stato concepito il palazzetto. Un’operazione che lascerebbe sguarnita la città della sua tradizione fieristica iniziata nel dopoguerra con l’ente fiera in largo Caradonna.

L’ipotesi nasce dal fatto che ripristinare lo status quo pre Covid, quando l’edificio era adibito e preparato per ospitare manifestazioni fieristiche, sarebbe oneroso e costringerebbe alla perdita degli investimenti fatti per divisione degli spazi e impianti come le camere a pressione negativa e la linea dell’ossigeno (costata quasi 800mila euro) che non possono essere trasferiti altrove come fatto con le apparecchiature tecnologiche (leggasi Tac e letti di terapia intensiva).

Il Comune formalmente non è ancora rientrato in possesso degli spazi sebbene la convenzione che disciplinava il comodato d’uso con le varie proroghe sia scaduta al 31 dicembre 2021. Anche in quel documento (la delibera di giunta 360 del 3 settembre 2021) si specifica che la durata si protrae per un ulteriore periodo necessario per la completa remissione in pristino dello stato dei luoghi e non viene citata la possibilità di utilizzi diversi da quelli per i quali la fiera era stata concepita.

Tuttavia fino a quando la famosa Tac slice (promessa a Civitanova e finita a Recanati) è rimasta all’interno del Covid hospital (giugno 2024) le spese per gli allacci della corrente hanno continuato ad essere pagate dall’Ast per garantire l’allaccio al quadro elettrico generale e il minimo regime di funzionamento della struttura Covid Hospital, sia per le attività di manutenzione e mantenimento degli impianti ed apparecchiature elettriche ed elettro medicinali che per il funzionamento degli impianti antintrusione e antincendio installati.

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Il video del consigliere regionale Pierpaolo Borroni dello scorso febbraio coi locali vuoti

E a distanza ormai di 4 anni dall’emergenza Covid i tempi sono ormai maturi per un’analisi dei costi e benefici dell’”astronave” realizzata da Guido Bertolaso sulla falsariga del Covid hospital di Milano, con la collaborazione dell’ordine dei cavalieri di Malta e costata oltre 12 milioni di euro (di cui 8 di privati), senza conteggiare però le spese per il mantenimento, una volta chiuse le porte, ancora da rendicontare. Dalla chiusura (avvenuta a luglio 2021) fino al trasferimento della Tac (giugno 2024) l’Ast ha speso mensilmente circa 24 mila euro per servizio termico e antincendio, utenze, energia elettrica e telesorveglianza.

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Il covid hospital oggi

L’astronave del Covid hospital, 82 posti letto su 6 moduli, nasce a maggio del 2020, in piena emergenza pandemica con le Marche che hanno quasi esaurito i posti di terapia intensiva, appena 30 giorni di lavori, sotto la giunta di centrosinistra a guida del presidente Luca Ceriscioli. Inaugurato il 16 maggio, quando i contagi e le ospedalizzazioni iniziano a calare, ospiterà appena 3 pazienti. Ma ad ottobre e novembre, con la risalita dei contagi vengono aperti i primi due moduli da 14 posti letto di terapia intensiva (14 + 14), più un ulteriore modulo di posti per infettivi. Nel frattempo però a maggio del 2020 il Governo emana il decreto legge 34 autorizzando e finanziando la regione Marche a realizzare 105 posti letto di terapia intensiva. Le Marche infatti ad inizio pandemia avevano appena 115 posti letto, in fondo alla classifica nazionale: era e risultava il più basso numero di posti letto di terapia intensiva a livello nazionale. Ad ottobre del 2020 la Regione cambia colore politico, vince la giunta di centrodestra a guida Francesco Acquaroli e nel tempo vengono realizzati i posti letto previsti dalla legge 34, ma la maggior parte confluiscono su Marche nord. Quando è stata fatta la ripartizione dei 105 posti di terapia intensiva si era previsto che fossero ripartiti tra Marche Nord, Torrette, Jesi, Fermo e San Benedetto del Tronto, si era saltata l’Area vasta 3 poi diventata Ast. E anche in termini di personale, è sempre stato il maceratese quello che ha pagato il costo maggiore dalla pandemia dal momento che i medici, gli infermieri e il personale Oss impiegato nel Covid hospital proveniva dagli ospedali di Civitanova in primis (dove tutta l’attività chirurgica si è fermata), Macerata e Camerino.

covid-hospital-2024-1-325x244Da qui le promesse sul futuro riutilizzo delle attrezzature negli ospedali di Civitanova e del Maceratese e la polemica con tanto di interrogazione regionale sulla Tac slice ospitata all’interno del Covid hospital, promessa all’ospedale di Civitanova e poi finita a Recanati, con uno scontro dialettico asperrimo fra il consigliere regionale Romano Carancini (Pd) e Pierpaolo Borroni (FdI). Quest’ultimo per rispondere ai ritardi e all’immobilismo della regione sullo smantellamento del Covid hospital fece il giro all’interno della struttura, mostrando la tac e garantendo il suo trasferimento a giorni all’ospedale di Civitanova (4 febbraio 2024). Poco più di un mese dopo però la Regione annunciava il trasferimento della tac all’ospedale di Recanati (trasferimento divenuto operativo a giugno 2024) tanto che il consigliere regionale Romano Carancini nel suo intervento parlò del “gioco delle tre tac”.

Il futuro dell’ex Covid hospital di Civitanova solleva interrogativi che vanno oltre la destinazione d’uso dell’edificio: come bilanciare le esigenze sanitarie con lo sviluppo economico e culturale della città? E ancora: in caso di una nuova pandemia la Regione Marche ha provveduto a realizzare i 105 posti letto di terapia intensiva? E se sì come sono distribuiti sul territorio? Domande che avremmo voluto sottoporre all’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini che contattato più volte nell’ultimo mese non ha mai dato disponibilità a fornire risposte. E infine l’ipotesi di un centro per l’Alzheimer, pur rispondendo a un bisogno reale, pone il tema di una visione strategica per il territorio, che non perda di vista la sua identità e le sue potenzialità.

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