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Dimissioni di Pirani, Dino Latini:
«Noi non abbiamo colpe
e io resto fedele al centrodestra» (Video)

CASO OSIMO – A 10 giorni dalla decisione del sindaco di tirarsi fuori, il presidente del Consiglio regionale assieme agli ex consiglieri Filippo Zagaglia, Emanuele Carpera e Marco Monteburini, offre la verità del suo gruppo consiliare, spiega l’amarezza e racconta i retroscena che hanno portato al commissariamento del Comune. Esprime i suoi orientamenti per le prossime Regionali e per le Comunali 2025 auspica «una coesione tra i partiti del centrodestra e le liste civiche, che oggi però sono una casa vuota ma pronta ad ospitare chi vuole impegnarsi. Alle ultime Amministrative i movimenti civici hanno ottenuto il 28% dei consensi e sono il primo partito della città. Si deve continuare a lavorare in questa direzione. Se noi abbiamo fatto errori, li abbiamo pagati, se altri hanno responsabilità devono mettersi in testa di valutare gli sbagli da evitare»

di Maria Paola Cancellieri

«Quando siamo partiti con Francesco Pirani in questa avventura e ci siamo rincontrati dopo tanti anni mi ha detto che rispetto al 2011, dopo le dimissioni dalla carica di vice sindaco, era cambiato ed aveva capito i meccanismi di quella scelta che forse non l’avrebbe più fatta. E poi mi ha detto che se ci fossi separati, l’avremmo dovuto fare con grande dignità. Ecco questa conferenza stampa è dignitosa e non ce ne saranno altre da parte nostra, per riparlare di quello che è stato. Non abbiamo commentato mai fino ad oggi proprio perché ci siamo attenuti a quella prescrizione». Un passaggio che ha voluto mettere in controluce questa mattina come sinonimo di correttezza Dino Latini insieme a Emanuele Carpera, Marco Monteburini e Filippo Zagaglia.

da sin. Filippo Zagaglia, Dino Latini, Emanuele Carpera e Marco Monteburini

Non ci stanno a vestire i panni dei cattivi nel breve romanzo della legislatura del sindaco Francesco Pirani i 4 consiglieri comunali del gruppo Liste civiche ‘Su la Testa’. In questi ultimi 10 giorni in molti hanno puntato l’indice addossando loro la colpa di aver fatto scendere il sipario anzitempo sulla maggioranza civica-FdI portando il sindaco alle dimissioni e la città al commissariamento. «Non abbiamo mai replicato alle critiche e alle accuse che ci venivano mosse. – ha esordito Latini parlando nome di tutti nella sede delle Liste civiche di via Vecchia Fornace gremita di attivisti- L’amarezza per quello che è stato perso è rivolta innanzitutto a Osimo perché non siamo stati in grado di garantire quello che avevamo promesso come alternativa al precedente governo. Quindi amarezza per il mancato senso di responsabilità, profonda e mai sentita prima nella mia vita. Per 10 anni il nostro movimento civico ha tenuta alta la bandiera di una alternativa a livello politico e amministrativo a chi governava la città. In questo decennio Osimo è stata divisa in due come una mela. A chi voleva cambiare abbiamo dato un percorso badato su scelte, indicazioni e obiettivi certi» ha ricordato.

La seconda amarezza espressa da Latini, che veste anche l’abito dell’attuale presidente del Consiglio regionale, è quella di non «essere riuscito a salvaguardare la figura del presidente Acquaroli, che, al di la sua sua storia e provenienza politica. E’ il governatore della nostra regione e si è speso in termini istituzionali e al punto di vista umanoper salvaguardare il comune di Osimo nella continuità istituzionale della regione. Ci aveva chiesto di andare avanti come amministrazione, costasse quel che costasse».

In quest’ottica i latiniani sentono di non avere colpe. «Ci viene attribuita quella di aver fatto cadere l’Amministrazione comunale ma non abbiamo mai votato mozioni di sfiducia contro il sindaco, o contro delibere di maggioranza in Consiglio comunale, salvo quella sull’aumento della Tari perché contraria a quanto scritto nel nostro programma elettorale. – ha ribadito Dino Latini – Tanto meno abbiamo mosso azioni per far dimettere il sindaco e non è ero che abbiamo fatto ostruzionismo. E’ il sindaco che ha fatto questa scelta e sulla base di motivi personali si è dimesso. Secondo noi, soprattutto nei 20 giorni che hanno preceduto l’effettività della sue dimissioni, le condizioni per andare avanti c’erano. L’unica colpa che ci attribuiamo è di aver espresso posizioni diverse mantenendo la posizione su programma con impegni ben precisi ad esempio non l’aumento della Tari (che invece è stata aumentata ndr) e quindi non potevamo pensare di votare a favore, e così sul percorso imboccato per gli impianti di biometano oppure per le antenne di radiotelefonia. Tutte considerazioni che abbiamo ripetuto nei pochi incontri che abbiamo svolto con il sindaco. Questa però non è colpa ma coerenza».

Foto ricordo di tutti gli attivisti che hanno partecipato alla conferenza stampa delle Liste civiche con Dino Latini e gli altri consiglieri comunali

Nel corso dell’incontro stampa ha rammentato inoltre che fino al 25 giugno i rapporti con il sindaco sono stati ottimi.«Abbiamo cercato Pirani dopo che Sandro Antonelli che ha vinto le primarie febbraio 2024, se né andato. Nessuno l’ha mandato via, ripeto. Pirani è stato supportato in tutto e per tutto, abbiamo creato anche una lista a suo nome dentro questa stanza perché il nostro movimento è unico. Abbiamo avuto così tanta fiducia in lui che nonostante l’indicazione di non fare apparentamenti, abbiamo poi deciso di accogliere la sua istanza di siglarlo con Antonelli al secondo turno. Non condividevo ma non ho obiettato. – ha evidenziato Latini – Abbiamo delegato in bianco a lui di trattare con Antonelli per l’apparentamento. Tutto ha funzionato fino alla vittoria, quando qualcosa è cambiato. E’ circolato un vocale di un esponente del gruppo di Antonelli che parlava dell’obiettivo di distruggere le liste civiche di Dino Latini che si è materializzato sotto gli occhi nostri e abbiamo sofferto della situazione di essere accantonati. Non per questo abbiamo innescato una guerra per cercare di mandare a casa il sindaco. Anzi, abbiamo collaborato e gli abbiamo dato la possibilità di avviare il percorso amministrativo. Ma abbiamo avuto difficoltà a fare eleggere Stefano Simoncini perché altri consiglieri di maggioranza o sono usciti dall’aula per non votarlo o non hanno votato a favore. E’ stato eletto alla quarta votazione non con 16 ma con 13 voti. Eppure non c’è stata contestazione nei loro riguardi per presunta inaffidabilità. Simoncini ha votato contro la Tari con noi perché era un nostro cavallo di battaglia e il sindaco non ci ha detto di non farlo, ha preso solo atto della nostra posizione e dei programmi delle Liste civiche. Simoncini non è stato considerato inaffidabile. Si è vista una differenza: i nostri atteggiamenti erano letti come non garantisti e inaccettabili, quelli di altri lasciati passare».

In più passaggio il leader delle Liste civice ha rimarcato che il gruppo ‘Liste civiche Su la Testa’ ha votato tutte le delibere proposte dalla maggioranza, «anche su scelte che in passato abbiamo impostato in tutt’altro modo. Altri consiglieri di maggioranza si sono astenuti provocando ritardi o non si sono presentati in aula, senza che venisse sottolineato. – ha rilevato – Siamo mancati solo a 4 consigli: 3 di proposito. Quello del 21 luglio, 11 e 1 settembre perché era in corso una trattativa per cercare una soluzione per capire come amministrare la città. I posti non c’entrano m i grandi temi della città e c’erano in atto una interlocuzione che riguardava le Liste civiche, altri partiti e il governatore Acquaroli. Poi dal 13 settembre al 2 ottobre il consiglio comunale non è stato più convocato. Un periodo è stato male il presidente del Consiglio, ma c’era comunque un vice presidente. Dopodichè abbiamo votato tutto, l’11 novembre siamo entrati nell’emiciclo e poi siamo usciti perché c’era un interlocuzione per chiudere la questione. Alla chiamata in aula c’erano assenti altri consiglieri e quindi non si può dire che abbiamo bloccato per mesi l’attività del Consiglio comunale».

Altre specificazioni sono arrivate poi sui sui interventi dell’ultimo consiglio comunale «che deduco hanno urtato la sensibilità di chi amministra. Erano uno per la difesa dei lavoratori della Asso, l’altro era il contrappeso istituzionale chiesto nella elezione del presidente del Collegio dei Revisori dei Conti e previsto nel nostro programma elettorale. Anche in questo caso ho votato il nome della maggioranza indicato in quel momento in aula, che non mi era stato comunicato prima». Il preiente del Consiglio regionale aggiunge che «quando c’era ancora la possibilità che il sindaco ritirasse le dimissioni, abbiamo dichiarato che avremmo votato in bianco tutte le delibere e che non avremmo più espresso le nostre posizioni di critica propositiva. Ci è stato detto che non bastava e che occorrevano le dimissioni prima di tutti e 4 e poi di 2 nostri consiglieri, le mie e quelle di Emanuele Carpera ripetutamente chieste. Non ce la siamo sentiti di darle perché chi viene eletto ha un mandato degli elettori e non si può essere obbligati a dimettersi. Le mie dimissioni le ho inviate via pec dopo le 18 del novembre. Gli uffici erano chiusi ma le avrei protocollate la mattina seguente» precisa replicando alle accuse che non siano state valide.

Latini ha chiarito inoltre che il suo orientamento politico non è cambiato. «E’ stato detto che avrei montato tutto questo in funzione di un mio passaggio dalla maggioranza attuale di centrodestra in Consiglio regionale a una maggioranza successiva. Una provocazione. In questi 10 anni il mio impegno è stato sempre quello di far vincere la mia parte, collegata ad Osimo e al centrodestra. Semmai tra agosto e settembre – ha rivelato stamattina – nella restanteb maggioranza Pirani ci sono prove e tentativi di avere dalla loro parte i consiglieri osimani d’opposizione di centrosinistra. Chi parla di 4 e chi di uno, ma contatti ci sono stati e finalizzati alla ricerca di accaparrare il tredicesimo consigliere per scaricarci al nostro destino. Quello che il primo cittadino ha detto su di me e sul mio interesse ad andare con il centrosinistra si scontra con le mie battaglie decennali. Ho ricevuto anche condanne e querele dall’e sindaco Pugnaloni. Come potrei?». Si è domandato Latini.

Quindi ha garantito che il suo unico obiettivo è quello di «tenere alta la dignità di un movimento civico che dal 1990 esprime la maggioranza relativa degli osimani, sempre con la certezza di aver mantenuto le promesse. Temo invece che si sia stata una strategia espressa nel vocale di consigliere della coalizione di Antonelli che parlava di accordo finalizzato a distruggere le Liste civiche di Dino Latini. In questi mesi ogni tentativo di tornare all’armonia non è mai stato considerato e non si è tenuto conto che l’80% dei voti al primo turno erano merito nostro come oltre il 50% al ballottaggio. – ha contato – Non abbiamo ricevuto collaborazione dalle altre parti della maggioranza per far sì che la frattura si ricomponesse. Ogni volta che eravamo vicino all’intesa le altre parti hanno fatto sì che non si raggiungesse, facendo valere quei 6 consiglieri che avevano ottenuto grazie all’apparentamento e ai quali noi abbiamo rinunciato (il riferimento è all’ala antonelliana della maggioranza Pirani, ndr)».

Nella verità dei consiglieri latiniani «che abbiamo pagato con la distruzione delle Liste civiche, chiuse dal novembre» c’è spazio per il peso aperto con il commissariamento del Comune. «Paghiamo tutti per la scelta compiuta dal sindaco di dimettersi: una sanzione spalmata su una platea immensa, che va dagli osimani, alla classe politica ad almeno 2 generazioni delle liste civiche» ha scandito Latini.

Adesso si va comunque avanti. «Avrei potuto tenere un atteggiamento più imparziale, dopo le primarie del 2023 e l’uscita di Sandro Antonelli, su questo faccio autocritica, – ha ammesso Dino Latini – però quando si sta dentro un partito o un movimento la scelta giusta non è mai quella di abbandonare, perché le conseguenze le pagano tanti altri. Chi ha lasciato le liste civiche per fare altro ma ha fatto esattamente quello che faceva dentro le liste civiche, avrebbe dovuto far valere la propria idea dentro quella comunità. Le liste civiche non sono un tram dove uno sale per un tratto di strada fino a che il percorso gli piace ma quando il percorso non funziona più perché la stradina è accidentata, scende e magari se la prende anche con l’autista. Non è così. Oggi le Liste civiche sono una casa vuota: dentro non c’è nessuno, ma resta ancora in piedi, pronta ad ospitare chiunque vorrà impegnarsi ancora per Osimo e per gli osimani».

In vista delle Regionali di ottobre 2025 Dino Latini ha specificato inoltre che ci sono tante variabili da valutare. «Una candidatura parte sempre da ciò che si è fatto, se si viene accettati, quindi non è unilaterale ma multilaterale. Dipende da chi sarà il candidato governatore e se vorrà l’appoggio delle nostre liste civiche e poi se ad ottobre 2025 io sarò in grado di dare il risultato in linea con l’impegno speso per il Consiglio regionale fino ad ora. Ovviamente se c’è una comunità di riferimento di quelle che sono state le liste civiche fino ad oggi. L’ambito resta il centrodestra, quali sono le ragioni per cui dovrei andarmene via? – ha chiesto – Il governatore Acquaroli ha dato ad Osimo qualcosa come 12-14 milioni di euro, tra impianti sportivi, casse di espansione e strada di bordo. In previsione arriveranno altri fondi e oltretutto nel mio ruolo in Consiglio regionale ho portato avanti proposte di legge, dall’ospedale, al punto prelievi al biometano. Dire che avevo intensione di andare via dal centrodestra è stato un danno enorme non solo per me ma per la città di Osimo. Ho dovuto spiegare per mesi che non era vero».

L’impegno per le Comunali 2025 di Osimo andrà nella stessa direzione. «Auspico un coesione tra i partiti del centrodestra e le liste civiche, tenendo conto che alle ultime elezioni comunali le liste civiche hanno preso 5800 voti pari al 28% dei consensi. E come tale è il primo partito di Osimo. Si deve continuare a lavorare in questa direzione. Se noi abbiamo fatto errori, li abbiamo pagati ma se altri hanno responsabilità devono mettersi in testa di valutare gli sbagli da evitare» è la speranza di Dino Latini che per ora ha preferito non anticipare dettagli su una sua possibile candidatura.

 

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