di Luca Patrassi
Un gesto benefico e un altro di natura politica, giusto per accendere un po’ di chiacchiericcio politico di fine anno sulle mosse dell’ex governatore della Regione Marche Gian Mario Spacca tornato alla ribalta con il movimento Base popolare. Una terza via che parte sempre da Fabriano e non si capisce, per ora, se andrà a connettersi al centrodestra del governatore Francesco Acquaroli (ipotesi al momento più probabile) o al centrosinistra che si annuncia forse guidato dall’ex sindaco di Pesaro ed europarlamentare Dem Matteo Ricci. Intanto la beneficenza. C’è stata una conviviale di Base popolare a Porto Potenza Picena (in buona sostanza a “casa” di Acquaroli).
«La conviviale natalizia di Base Popolare Marche ha rappresentato – si legge in una nota – un momento di svago e condivisione dopo un anno particolarmente intenso, il primo di vita del movimento, che ha già raggiunto l’importante traguardo di 400 iscritti e ha organizzato numerose iniziative, tra cui il recente congresso regionale svoltosi a Portonovo lo scorso mese. Alla cena hanno partecipato oltre cento persone, rendendo la serata un successo non solo per lo spirito di comunità, ma anche per il contributo solidale destinato a donare un sorriso ai bambini in cura presso l’Ospedale Salesi di Ancona, centro di eccellenza pediatrica della Regione Marche. Infatti, parte del ricavato della serata, grazie alla partecipazione di Lando e Dino, sarà devoluto al progetto di clownterapia sostenuto dal duo comico».
Tra i promotori del movimento, oltre a Spacca, ci sono anche Giuseppe De Mita, Gaetano Quagliariello e Renzo Dellai, mentre il coordinatore regionale è Raimondo Orsetti, già dirigente al Turismo e allo Sviluppo economico della Regione, riconfermato durante il congresso del mese scorso a Portonovo.
Infine c’è un attacco – che lascia immaginare un avvicinamento al centrodestra, ma anche una semplice azione di tattica politica – al candidato in pectore del centrosinistra Matteo Ricci che nei giorni scorsi era intervenuto rilevando la stranezza dell’appoggio della Regione Marche a Norcia capitale europea della cultura per il 2033 a fronte della presenza anche di Pesaro. «Capiamo – rileva il coordinatore regionale Raimondo Orsetti – i desideri del politico Ricci. Ma non hanno nulla a che fare con la candidatura della Civitas Appenninica a Capitale. Mischiare gli argomenti non è da lui. Fossimo in lui saremmo un pochino più prudenti nel blandire come una spada tagliente le sue affermazioni riguardo alle possibili candidature di Pesaro e della Civitas Appenninica. La passata esperienza, il cui percorso iniziò nel 2013, per la candidatura di Urbino a capitale europea della cultura 2019, dovrebbe far meditare e soprattutto insegnare qualcosa a tutti».
Cosa accadde con Urbino? «Il progetto “Urbino, capitale dell’utopia per un nuovo Rinascimento europeo”, era straordinario sia nei contenuti che nelle modalità con cui era stato concepito e portato avanti. Presidente del comitato scientifico era stato nominato Jack Lang, figura di spicco mondiale nell’ambito della cultura, per 10 anni Ministro della Cultura di Francia del presidente Mitterrand, nonché ideatore nell’Unione Europea delle capitali europee della cultura. Il manifesto di sostegno alla candidatura fu sottoscritto da 110 personalità a livello internazionale, tra cui cinque premi Oscar e tre premi Nobel. Tutti i comuni delle Marche deliberarono con motivazioni diverse il sostegno a questa candidatura (fatto questo straordinario e quasi miracoloso per le Marche), progetto che la Regione Marche sostenne con forza e determinazione. Lo stesso Jack Lang partecipò a Roma all’audizione della commissione ed aprì il suo intervento con la seguente dichiarazione: “Quando con Melina Mercouri, ministro della cultura di Grecia, ideammo e proponemmo l’istituzione della capitale europea della cultura, pensavamo a progetti come questo di Urbino che sottoponiamo ora al vostro giudizio”. Eppure la candidatura di Urbino non superò la prima fase venendo esclusa dal lotto delle sei finaliste, tra le quali Matera, che poi si aggiudicò la vittoria finale».
L’esperienza che ne deriva secondo Base popolare: «Qual era stato il problema che anche nel futuro si riproporrà? L’elemento centrale e discriminante di valutazione contenuto nel bando di selezione era stato e resterà quello relativo al contesto di partenza nel quale la candidatura viene costruita: più il contesto della città candidata è negativo, di crisi, e più quella candidatura sarà favorita. Ovviamente, il progetto, dovrà prevedere attività ed investimenti con ricadute permanenti che migliorino la condizione dei luoghi e migliorino lo stato di crisi di partenza. Se queste due condizioni saranno presenti il progetto potrà competere davvero per il risultato finale».
Le considerazioni: «Ora, obiettivamente, accostare la situazione di Pesaro (che vive di una tradizione culturale solida e radicata e di un presente vivace e prospero), con quella del cratere che forma la Civitas appenninica che comprende ben 87 comuni, situati su quattro delle cinque province marchigiane, con un’economia praticamente distrutta dal sisma che causò ben 300 vittime, ma che tenacemente vuol ripartire proprio dalla sua vocazione e dalle sue eccellenze culturali ed ambientali, ci sembra un confronto impari e che deve far riflettere circa le possibilità future di successo dei due progetti. È anche vero che le due candidature, essendo libere, potrebbero pure camminare parallelamente, nessuno le vieta. La Regione potrebbe sostenerle entrambe e nessuno si stupirebbe, tanto queste sono le Marche, diverse nei loro territori e nelle loro logiche decisionali. Anche la posizione di Urbino, di stare in entrambi i progetti, ci sembra dettata più dal buon senso che dal calcolo politico. Nessuno poi vieterebbe che i due progetti, a candidatura ottenuta, da una o dall’altra parte, possano integrarsi tra loro dando vita ad un “laboratorio culturale Marche”, in grado di realizzare investimenti strutturali con fondi europei di futura acquisizione, che come nel caso di Matera, hanno trasformato il volto dell’intera regione. La Regione Marche farebbe bene, a nostro avviso, ad istituire da subito un tavolo politico, di confronto e di dialogo, tra le due realtà».
Il ruolo di Ascoli nei piani del movimento di Spacca: «La Civitas Appenninica può essere rappresentata da Ascoli Piceno che, di fatto è la “Pesaro del sud” delle Marche e che potrebbe essere capofila della vasta aggregazione dei comuni colpiti dal sisma. In quanto alla città di Norcia riteniamo che la sua collocazione geografica sia un falso problema poiché la città è soltanto uno strumento per la presentazione della candidatura dell’area del sisma. La scelta della città umbra potrebbe rivelarsi azzeccata per le sue caratteristiche e per la presenza di San Benedetto, patrono d’Europa. È evidente che in un clima pre elettorale Norcia diventa elemento di polemica, una polemica che è solo strumentale e fine a se stessa. Rispetto a competitors temibili, perché ne saranno sicuramente più di 20 in Italia, le divisioni e le polemiche affosseranno qualsiasi prospettiva per chiunque. L’invito pertanto che rivolgiamo è quello di un richiamo alla ragionevolezza, al buon senso, al dialogo, alla condivisione di un percorso non facile ma che diventerà impossibile se proseguiamo in questo modo disordinato ed in direzioni opposte».
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