di Laura Cutini
In un teatro dell’Aquila sold out in ogni ordine e grado, il maestro e compositore ascolano, Giovanni Allevi ha raccolto l’acclamazione totale del pubblico arrivato da ogni angolo delle Marche per assistere al suo concerto.
Presenti in platea, oltre ai rappresentanti dell’amministrazione comunale, anche il prefetto di Fermo, Edoardo D’Alascio ed il presidente della provincia Michele Ortenzi. E’ stata dunque una serata densa di emozioni quella di ieri sera ed indubbiamente una delle date più attese della stagione al teatro dell’Aquila. Il maestro infatti, dopo una lunga e difficile malattia è ripartito con il suo tour in giro per i teatri d’Italia. Ogni pezzo, ogni brano è diventato un momento sacro di ricordo e racconto, ed è stato lui stesso a spiegare alla platea, spesso visibilmente emozionato, l’origine e la nascita delle sue composizioni, motivandone i contorni ed offrendo a tutti uno spettacolo unico, di musica e parole.
«Dovete sapere che ho studiato composizione proprio qui a Fermo, al conservatorio, per sette anni. Sono molto felice di ritornare in questo magnifico teatro. Il mio cuore è qua». Suggestioni ed emozioni hanno accompagnato l’intero concerto, soprattutto quando si è soffermato a parlare della sua malattia introducendo uno dei suoi brani più sentiti: «Disperazione e grinta allo stesso tempo – asserisce il maestro Allevi – ‘Non più lacrime’ è il pezzo della rivincita, scaturito dalla voglia di non darla vinta ad un destino avverso. Se doveste ascoltare qualche nota sbagliata o notare qualche mano che trema, sappiate che è per via dei potenti antidolorifici, ma al contempo potreste ascoltare qualcosa di geniale». Così anche quando spiega il significato di “Tomorrow”: «Ho scritto questo brano durante la degenza in ospedale, senza più capelli, con la flebo attaccata 24 ore su 24, in quei momenti ho imparato a vedere il domani come un presente allargato, io perennemente timoroso del futuro. La malattia mi ha costretto a vivere il presente dove ogni alba è una promessa, ed ogni tramonto un arrivederci».
Il pubblico lo ha accolto con dedizione e rigoroso silenzio, ammaliato dalle note, dalle sue mani e dalle parole delicate pronunciate con sentimento e gratitudine. Un’ora e mezza di musica pura geniale ed assoluta è stata protagonista di un concerto unico, grazie al quale ogni spettatore ha potuto immergersi nei brani eseguiti, sognante e deliziato nell’ascolto.
«Sono felicissimo di essere qui. A 28 anni ho lasciato Ascoli Piceno per andare a Milano, facevo il cameriere e pagavo l’affitto, ero in un monolocale piccolo e lì scrivevo musica. Non vedevo nessuno, lavoravo e componevo. Inseguivo un sogno. Ero un disadattato totale – dice, fra le risate del pubblico – ed ogni non è che sia molto cambiata la situazione».
Lezioni di musica e di vita insomma, tante le emozioni che hanno reso intensa la serata, come quando sul finale, spiega qual è stata la forza che gli ha permesso di uscire dalla situazione buia e difficile in cui si è trovato durante le cure, ed ha offerto spunti di riflessione suggerendo il ritorno all’essenza della vita: «Dobbiamo togliere la cappa di questo mondo ipertecnologico e tornare al divino. Bisogna riscoprire l’enorme potere che ha il contatto con la natura, vivere in armonia con ciò che accade di bene e di male, seguire il flusso della vita».
Incursione sul finale dopo il bis sulle note di “Back to life” con almeno cinque minuti di applausi, durante la quale è stato consegnato un mazzo di fiori all’artista compositore, da parte di due ragazze salite direttamente sul palco. «Grazie all’organizzazione per avermi portato qui in questo splendido teatro. Ringrazio soprattutto voi per il calore e l’affetto che mi avete dato».
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