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Ferie e permessi ceduti
a colleghi in difficoltà,
la solidarietà degli arsenalotti

ANCONA - Lo storico accordo siglato da sindacati, rsu e gruppo navalmeccanico per consentire ad un lavoratore che ha terminato la copertura previdenziale per malattia di non perdere il posto di lavoro. Beldomenico: "Un atto di generosità importante"

Foto d’archivio

 

Donare le proprie ferie o permessi non utilizzati ad un collega che rischia per motivi di salute di perdere il posto di lavoro. Il gesto di solidarietà si compie a Fincantieri. Una proposta che è stata sottoscritta da Fim, Fiom e Ulim, dalle rsu dello stabilimento dorico e dall’azienda. Ciascun lavoratore potrà cedere da una a sedici ore di permessi residui ed i propri giorni di ferie non utilizzati quest’anno e lo scorso a favore di chi ha finito la copertura Inps per la malattia e per dare continuità alla contribuzione nella speranza che il collega possa rientrare presto al lavoro. Chi ha necessità di accedere alle ore solidali potrà fare richiesta a Fincantieri e se nel corso del 2017 il fondo messo a disposizione dai colleghi non dovesse essere sufficiente a garantire la conclusione del periodo di malattia del dipendente, sarà l’azienda a farsi carico delle ore mancanti.

Un’iniziativa inedita che si spinge oltre a quanto introdotto nel contratto nazionale dei metalmeccanici che consente l’accumulo di ferie e permessi solidali solo a favore dei figli dei lavoratori e non dei colleghi in difficoltà. Un accordo, siglato la settimana scorsa alla sede di Confindustria Ancona e presentato questa mattina, che acquista ancor più valore in un momento in cui il mercato del lavoro soffre ancora.

«La cosa più importante è vedere come i lavoratori di Fincantieri hanno dimostrato senza esitazione solidarietà ad un loro compagno e collega di lavoro abbandonato a se stesso anche dallo Stato − il commento di Tiziano Beldomenico, segretario provinciale Fiom-Cgil di Ancona −. Un atto di generosità non scontato che è stato sostenuto e portato avanti da tutti. È stata fatta una buona cosa per una causa che ci ha trovati tutti coinvolti. Purtroppo iniziative come queste, alle quali si spera sempre di non dover far ricorso poiché significa la presenza di problemi, sono comunque più facili all’interno di grandi aziende che contano molti dipendenti mentre è più difficile inserirle in realtà con pochi lavoratori. Ora non resta che augurarci che il lavoratore possa tornare presto al cantiere».

 

 

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