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Mille posti di lavoro in più
e commesse fino al 2030
Il futuro possibile di Fincantieri

ANCONA - L'ampliamento dello stabilimento dorico annunciato dall'ad del gruppo Bono inaugurerebbe una nuova età dell'oro della cantieristica. Giampieri: «Un'occasione di sviluppo troppo importante per non essere colta. Serve l'impegno di tutti per vincere la sfida»

Lo stabilimento Fincantieri in una foto d’archivio

Il presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico centrale, Rodolfo Giampieri

di Agnese Carnevali

Ampliamento del bacino Fincantieri, operazione da 100 miloni che significherebbe mille posti di lavoro in più e commesse fino al 2030. È la sfida lanciata dall’ad del gruppo navalmeccanico, Giuseppe Bono, in occasione del varo di Viking Orion. Un’opportunità da non perdere per il presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico centrale, Rodolfo Giampieri, ma per realizzare la quale serve l’unità di intenti di tutti i soggetti coinvolti. «La scelta di Fincantieri di puntare su Ancona ci inorgoglisce. L’investimento è importante ed i finanziamenti complessivi sono da individuare, non escludiamo i fondi europei, ma serve comunque la compartecipazione di tutti. Occorre pensare ad una nuova logistica, ipotizzando un aumento importante dell’occupazione e, ancora, come per qualsiasi operazione fatta all’interno del porto occorre rispettare un iter burocratico non facile. Ma sono certo riusciremo a superare eventuali difficoltà per portare a casa il risultato con la determinazione di tutti. È un’opportunità troppo importante per non coglierla». E infatti l’appello di Bono, più che una frase di rito per invitare alla collaborazione di tutte le istituzioni, è sembrata una vera chiamata alla caccia delle risorse necessarie, nell’ordine delle decine di milioni di euro. I primi test di efficientamento ed ammodernamento dello stabilimento sono stati superati. Interventi di minor portata ma che hanno dato l’idea della capacità di risposta dello scalo dorico alle richieste industriali, come ad esempio il dragaggio concluso all’inizio dell’anno compiuto a tempi di record.

L’ad Fincantieri Giuseppe Bono giovedì ad Ancona per il varo della quinta nave commissionata da Viking Cruises

La proposta di Fincantieri, per Giampieri è anche «il risultato di un riconoscimento dell’impegno del management e del rassicurante e professionale valore delle maestranze del cantiere dorico, che hanno sempre garantito un’alta qualità delle produzioni». Ed il presidente aggiunge ancora: «È un’idea di forte sviluppo e di crescita dello stabilimento che lo potrà rendere compatibile con la produzione di navi di maggiori dimensioni, fino a 300 metri di lunghezza e 100 mila tonnellate di stazza. È un’opportunità per assicurare lavoro negli anni futuri, con un sensibile aumento dell’occupazione, perché si produrranno navi richieste dal mercato attuale. Quello dell’occupazione è un obiettivo che, come Autorità portuale prima, e di sistema poi, ci siamo posti con forza fin dall’insediamento portando avanti atti concreti, nell’organizzazione del porto, e per diventare facilitatori, nei limiti del possibile, della vita delle imprese».

Dal 2009 anno in cui in città si aggirava lo spettro della dismissione e chiusura del cantiere oggi l’arsenale dorico ha un asso da giocare per segnare una nuova età dell’oro della cantieristica locale e motore dell’economia della città. «È un risultato di un cantiere ritrovato − afferma ancora Giampieri − preludio di un grande e duraturo rilancio del settore ad Ancona, città che può rivedere nel suo futuro una parte importante della sua storia. Mettiamoci subito tutti al lavoro per approfondire la fattibilità e i tempi del progetto».

Ma nel cassetto c’è anche il terminal crociere e l’home port Msc da realizzare oltre lo stabilimento. Possono crearsi problemi di compatibilità dei due progetti. «Sono due progetti impegnativi ma che non si escludono l’un l’altro».

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