Oltre 8 ore di rilievi per cercare di risolvere il mistero della morte di Renata Rapposelli. Sono durati tutto il giorno gli accertamenti effettuati da Ris di Roma nel condominio e nell’appartamento di via della Pescheria dove la pittrice viveva da un paio di anni, dopo aver lasciato le case di via Togliatti e via Ruggeri. Il tempo sembra non essere bastato ai carabinieri coordinati dal pm Andrea Laurino. I prelievi all’interno dell’abitazione continueranno anche domani mattina a partire dalle 9. Terminati invece quelli sulla Fiat 600, l’auto in uso a Simone e Giuseppe Santoleri sequestrata per la seconda volta dagli inquirenti nel giro di due settimane. E per la seconda volta, questo pomeriggio, è stata analizzata in ogni sua parte per rilevare le tracce di un possibile delitto, magari compatibili con il terriccio del dirupo di Tolentino, luogo dove è stato trovato il corpo senza vita. I Ris sono arrivati ad Ancona attorno alle 10.45 ed hanno lavorato fino a pochi minuti fa. Con loro, anche il sostituto procuratore che ha aperto un fascicolo per concorso in omicidio e occultamento di cadavere e il colonnello Americo Di Pirro, comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri. I militari non si sono mai fermati. Con il luminol e gli strumenti da laboratorio hanno scandagliato ogni centimetro quadrato del piccolo appartamento situato al primo piano di via della Pescheria 1. Sotto sequestro sarebbe finito il pc portatile della donna. Nella casa, c’era già stato un sopralluogo da parte dei carabinieri della stazione Centro. Era stato eseguito dopo la denuncia di scomparsa presentata il 16 ottobre dagli amici di preghiera della pittrice. In quell’occasione, era stato trovato tutto in ordine. Non mancava nulla, neppure i documenti identificativi di Renata. I Ris hanno repertato residui biologici che verranno poi confrontati con quelli prelevati a casa dei Santoleri. Sia Simone che Giuseppe non avrebbero mai messo piede nell’appartamento della pittrice, trovata senza vita lo scorso sabato dopo un mese di ricerche. Il corpo, stanziato all’obitorio di Macerata, non è stato ancora liberato. Possibile possano essere eseguiti sul cadavere altri accertamenti medico-legali. Ieri, dall’autopsia non sono emerse particolari evidenze. Del corpo non è rimasto praticamente nulla. È sui rimasugli di vestiti, la ciocca di capelli rimasta attaccata al cranio e il cumulo di ossa che verranno effettuate analisi approfondite per poter risalire alle cause della morte della pittrice. Finora, c’è una sola pista da escludere: Reny non è morta per un colpo d’arma da fuoco. Tra le ipotesi al vaglio della procura, il soffocamento, lo strangolamento e l’avvelenamento. Intanto, l’ex marito Giuseppe, ieri ha lasciato la Rianimazione dell’ospedale di Atri per raggiungere di nuovo il reparto di Psichiatria di Giulianova. Per lui, non è stato ancora fissato un nuovo interrogatorio.
(servizio aggiornato alle 19.35)
(foto Giusy Marinelli)
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