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Rigopiano, il dramma un anno dopo
«Tutti abbracciati nel palasport
all’ora in cui ci fu la valanga» VIDEO

18 GENNAIO - Celebrata la giornata in ricordo della tragedia di Farindola. Tanti i familiari delle vittime presenti. Egidio Bonifazi, papà del piorachese Emanuele, che era dipendente dell'hotel: «Una giornata non dura, di più. Una giornataccia. Ma c’era tantissima gente, tantissima solidarietà». Alessandro Di Michelangelo, fratello del poliziotto di Osimo: «L'effetto è sempre lo stesso: tanta tristezza, angoscia e dolore, ma anche tanta speranza»

 

di Gianluca Ginella e Giovanni De Franceschi

Rigopiano, un anno dopo la tragedia che ha stroncato 29 vite. Sei le vittime marchigiane. Oggi numerosi famigliari delle vittime hanno partecipato alla giornata di cerimonie in ricordo della tragedia che si è consumata il 18 gennaio dello scorso anno a Farindola. Giorni impossibili da dimenticare quelli in cui i soccorritori cercarono nella neve e tra le macerie nella speranza di trovare superstiti.

Una speranza che però con il passare dei giorni si era affievolita sino a diventare un’evidenza: chi stava ancora sotto le macerie dell’albergo non poteva essere vivo. Giorni che hanno unito tante famiglie che ancora continuano a sentirsi e che oggi si sono ritrovate. Alle 9,48 a Rigopiano la cerimonia con cui è stata deposta una corona davanti all’ingresso di ciò che rimane dell’albergo che un anno fa è stato sepolto da una valanga. Presenti i parenti delle vittime. Nel pomeriggio invece c’è stata la cerimonia a Penne. Vicino al palazzetto dello sport sono stati piantanti 29 alberi, si tratta di lecci, uno per ogni vittima. Il comune di Castelraimondo (presente l’assessore Roberto Pupilli) ha portato un sacchetto di terra, poi posato sulla pianta in memoria di Marco Tanda, il 25enne pilota della Ryanair che ha perso la vita insieme alla fidanzata, Jessica Tinari. La terra è stata prelevata dal giardino dell’abitazione di Tanda (al momento inagibile a causa del sisma).

Una parente di Marco Tanda presente alla cerimonia

Presenti alla cerimonia il fratello Gianluca e la sorella. L’altra vittima del Maceratese è Bonifazi, oggi c’erano i genitori e la nonna presenti. «Una giornata non dura, di più. Una giornataccia. C’era tantissima gente, tantissima solidarietà. Quando è stata ricordata la valanga alle 16 ci siamo abbracciati tutti, eravamo al palasport» dice Egidio Bonifazi, il padre di Emanuele Bonifazi, dipendente dell’hotel Rigopiano. Con lui oggi c’erano la moglie Paola Ferretti, molto attiva nel comitato creato dalle famiglie delle vittime, l’altro figlio, e poi parenti e gli amici del 31enne scomparso a causa della valanga che ha sepolto l’albergo. Hanno portato la terra di Pioraco, che è stata posata sul leccio piantato in memoria di Emanuele. La commemorazione al palazzetto, dove tante persone sono rimaste fuori (al massimo ne può ospitare 300), è stata presentata da Pino Insegno. Sono state lette poesie dedicate alle vittime, c’era una corale e sono stati proiettati video.  In questo anno «La vicinanza delle persone è stata estrema continua Bonifazi –. I piorachesi e l’amministrazione, che ha fatto di tutto per starci vicino, sono stati meravigliosi». I famigliari di Emanuele hanno ricevuto un risarcimento, come vittima sul lavoro: «Ridicolissimo il risarcimento, a noi parenti lo Stato ha riconosciuto solo 2.100 euro e lo psicologo a vita – dice Bonifazi –. È scandaloso. Avrei preferito niente, era una cosa più dignitosa. Così è la legge, una legge del 1965».

Francesco Di Michelangelo, il nipote di Dino

La Regione Marche ha ricordato le vittime della sciagura: «Ai loro familiari, agli amici e ai concittadini il presidente e la giunta, in rappresentanza dell’intera comunità regionale, esprimono sentimenti di sincero affetto e vicinanza. In questo giorno di memoria un pensiero riconoscente va anche alla generosità, alla professionalità e al lavoro dei soccorritori, che si sono spesi con coraggio nel difficile compito del salvataggio. Il 18 gennaio 2017 ventinove persone persero la vita per la slavina di neve che travolse e distrusse il resort ai piedi del Gran Sasso».«Ero già tornato spesso durante quest’anno, anche solo per recuperare gli oggetti personali di mio fratello (Domenico Di Michelangelo) e sua moglie Marina Serraiocco) – dice Alessandro Di Michelangelo –. E l’effetto è sempre lo stesso: tanta tristezza, angoscia e dolore, ma anche tanta speranza. Sia come cittadino che come poliziotto ho fiducia nelle istituzioni, così come credo nel lavoro degli inquirenti e della magistratura affinché venga fatta giustizia, che poi è lo stesso lavoro che faccio anch’io da quest’altra parte. Samuel (il figlio della coppia, che venne estratto vivo da sotto la neve, ndr) sta bene, è circondato dall’affetto dei suoi familiari e va avanti nella sua nuova vita a Chieti». Domenico Di Michelangelo e la moglie vivevano a Osimo, lui, poliziotto, ha perso la vita a 41 anni, lei a 37. A Rigopiano erano morti anche Marco Vagnarelli, 44 anni, operaio della Whirlpool di Comunanza e Paola Tomassini, di 46, barista della società Autogrill, che erano nell’albergo di Farindola per una breve vacanza sulla neve.

 

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