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Riparte la cartiera di Pioraco:
ecco la prima bobina dopo il sisma

LAVORO - Nella cartiera Miliani-Fedrigoni di Pioraco, sede distaccata dello stabilimento storico di Fabriano, è ripartita una delle due macchine continue danneggiate in seguito ai crolli del tetto dell'impianto. Segnale di speranza per le cartiere di Fabriano

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la cartiera di Pioraco

 

di Sara Bonfili

Prima bobina di carta prodotta nella Cartiera Miliani-Fedrigoni, sede di Pioraco (Mc). Dopo il fermo di due macchine continue, in seguito al terremoto dello scorso ottobre 2016, che danneggiò il capannone provocando dei terribili crolli, ieri, 19 gennaio, la macchina 2, in genere adibita a carte filigranate e tecniche, è ripartita.  Parte del tetto della sede piorachese cadde rovinosamente sopra a entrambi i macchinari, provocando gravi danni e segnando una ferita nel cuore di tutti i piorachesi e dipendenti delle Cartiere Miliani. Il colpo d’occhio su Pioraco con la cartiera squarciata dal sisma, al lato della strada che percorre il paese, è un’immagine simbolo del terremoto di ottobre 2016. Le due linee di produzione sono state ferme per 15 mesi. La macchina 2, a più alta produzione della 1, perché più larga, “produce carte per commodity ed impiega circa 140 persone” – rivelano le rsu delle Cartiere Miliani-Fedrigoni – “Non tutti gli addetti di Pioraco hanno ricominciato a lavorare, mancano alcuni contratti a termine e alcune persone andate in pensione non sono state sostituite”. Si era già annunciato lo scorso dicembre che la riparazione dei danni e il riavvio della macchina 2 erano più semplici e fissati per l’inizio dell’anno nuovo. Così è stato, mentre per sostituire la macchina 1, adibita alla produzione di carte marcate e per usi tecnici ed artistici, ne è stata ordinata un’altra di ultima generazione. Questa dovrebbe arrivare nel giro di un paio di mesi, per entrare a pieno regime entro giugno 2018, come conferma anche la sindaca di Pioraco, Luisella Tamagnini. Un piccolo segnale di speranza per le Miliani-Fedrigoni, fondate a Fabriano, colpite dalla crisi del settore della cartamoneta e cedute agli americani, dopo la firma del preliminare di vendita al fondo Bain Capital lo scorso dicembre, e la permanenza di Fedrigoni solo per una piccola percentuale.

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