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Cartiere Fedrigoni:
commesse fino ad aprile,
si cercano altri bandi

FABRIANO - A fine anno una sessantina di contratti a termine e pensionamenti non sono stati rimpiazzati. Due commesse di cartamoneta portano a far lavorare una macchina fino ad aprile 2018, ma tutti attendono maggio, quando si chiuderà la trattativa di vendita con Bain Capital

 

di Sara Bonfili

Dopo il fermo di due linee per la perdita delle commesse dell’India e della Bce e circa 150 lavoratori in riorganizzazione di mansioni e orario a fine 2017, in seguito agli accordi con le parti sociali sono stati riposizionati 38 operai dalle sedi di Rocchetta e Castelraimondo, per far ripartire una macchina a Fabriano e gli allestimenti. Un segnale positivo ma non discriminante – fanno sapere le rsu delle cartiere – nel senso che il lavoro a cui si dedicano questi 38 operai deriva da commesse già vinte lo scorso novembre, quando cioè, in seguito alla notizia della perdita della cartamoneta per l’India, le Cartiere Fedrigoni si sono messe in moto per recuperare il più possibile e vincere altri bandi. “Sicuramente la ripartenza di un macchinario è un segnale incoraggiante, soprattutto per la fiducia che si infonde nei lavoratori, e dimostra la fatica fatta per cercare nuovi affari in tutti i più piccoli meandri del mondo, volontà che continua tutti i giorni”, informano le rsu delle cartiere. Si tratta di piccole ma importanti commesse di carta per banconote, che impegneranno le macchine produttrici di cartamoneta e gli allestimenti per i prossimi due mesi. Di circa una sessantina di contratti a termine a fine 2017, la maggior parte non sono stati rinnovati; una piccola parte sono stati assunti a Rocchetta e a Fabriano, consentendo un recupero parziale dei lavoratori usciti per fine contratto o per pensionamento. Il personale, informano le rsu, è comunque in fluttuazione e riposizionamento continuo tra le sedi, a seconda delle necessità del periodo. I lavoratori delle cartiere del gruppo Fedrigoni di Fabriano, le ex Miliani, sono circa 640 a pieno regime, per i quali si annunciano mesi di preoccupazione, finché il closing del contratto di maggio 2018 con il fondo Bain Capital non segnerà l’ingresso della nuova proprietà con il passaggio delle consegne. Il closing sarà probabilmente preceduto o capiterà proprio nel momento dalla chiusura del bilancio di esercizio, con cui si tireranno le somme non solo dell’ultimo anno ma di decenni di storia della carta fabrianese. Non sono stati solo gli ultimi mesi, quelli in cui si attendeva un nuovo acquirente, ma anni, in cui si era lavorato per la vendita di Fedrigoni: prima vari fondi di private equity, poi le famiglie Montezemolo e Benetton, poi il fondo internazionale Investindustrial. Le contrattazioni si sono concluse con una stretta di mano a stelle e strisce. Un nuovo corso è comunque iniziato, per le cartiere Fedrigoni ex Miliani, che attendono la nomina del nuovo amministratore delegato, di conoscere i nuovi referenti, di sapere quali saranno i prossimi piani. Non è un’inversione di tendenza, quindi, la ripartenza di una macchina continua, in un momento in cui il settore delle cartiere è in crisi in tutt’Europa. Ma un piccolo inizio, come la speranza di vincere i bandi importanti, quelli che si tengono una volta all’anno o anche più raramente, e che consentono di lavorare a lungo. Insomma, un’iniezione di fiducia per i lavoratori per arrivare fino a primavera, come lo è stato il riavvio di una delle due macchine danneggiate dopo il sisma di ottobre 2016, dopo oltre un anno, nello stabilimento di Pioraco. Di una delle aziende che più ha disegnato, e il termine non è casuale, il volto di questi territori.

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