“Sconcertante pressappochismo della Sanità Regionale: l’affaire Osimo-Inrca continua a mostrare la superficialità con cui si prendono le decisioni che poi vanno ad incidere sul patrimonio, e conseguentemente sulle modalità con cui si spostano cifre imponenti, della lunghezza di milioni di euro. Molti dei beni osimani che erano stati ceduti in un batter baleno da Asur ad Inrca, tornano a casuccia con una delibera del 30 marzo 2018”. E’ diretta Argentina Severini, coordinatrice osimana di Liberi e Uguali. Come annunciato nel corso della conferenza stampa di due settimane fa, il documento in questione fa ritornare nel patrimonio dell’Asur, da quello dell’istituto di ricerca di Ancona, l’ex ospedale Muzio Gallo ed il suo parco, l’ex consultorio di piazza Giovanni XXIII e diversi terreni. Restano, invece, tra i beni di proprietà dell’Inrca la chiesa di San Pietro all’ospedale, collegata al fabbricato del Ss.Benvenuto e Rocco, e il locale-negozio di via Matteotti. “Ricordiamo la sconcertante fretta con cui fu ceduto il patrimonio Asur ad Inrca attraverso il dispositivo della determina 850 del 29 dicembre 2017 attraverso cui passavano ad Inrca un listone di beni disponibili ed indisponibili presenti sul territorio dei senza testa, tra cui l’Ex Muzio Gallo e moltissimo altro. – ricorda Argentina Severini- Noi rimanemmo senza parole e denunciammo pubblicamente quanto tale operazione, unita a tutto il resto, destasse una serie di pesanti interrogativi. Beh, nella riunione del 30 marzo 2018 tra rappresentanti Asur ed Inrca ‘… è emersa la necessità di ridefinire il patrimonio immobiliare oggetto di trasferimento dal presidio ospedaliero Ss Benvenuto e Rocco all’Inrca…’ , circoscrivendo la cessione all’ospedale SS Benvenuto e Rocco, alla Chiesa di San Pietro e al negozio Bambozzi in via Matteotti”.
La Severini osserva inoltre che nella delibera del 30 marzo scorso “non si fa minimamente cenno a che cosa corrisponda questa ‘emersa necessità’ di non trasferire più i numerosi altri beni che si erano previsti solo tre mesi fa. E ciò fa anche pensare all’arbitrarietà con cui si stabilisce ancora che ospedale, chiesa, e negozio Bambozzi siano stati ceduti. Non è tollerabile che istituzioni pubbliche si comportino con tale leggerezza nei confronti di beni pubblici, che di fatto appartengono ai cittadini e che dovrebbero essere valorizzati per il loro potenziale finanziario a sostegno della salute collettiva. Vorremmo avere delle risposte dalle istituzioni preposte, che so, da Ceriscioli assessore regionale alla sanità, dal direttore generale dell’Asur Marini, o anche dal sindaco di Osimo che continua a difendere l’operazione di fusione. I cittadini sarebbero anche stanchi di vedersi passare sopra la testa decisioni tanto importanti, senza che ci sia una benché minima condivisione delle scelte, delle motivazioni, degli intenti, delle decisioni che poi andranno a ricadere sul loro diritto alla salute. Aspettiamo fiduciosi che qualcuno ci illumini sul perché si è passati dal prima al poi”.
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